giovedì 30 giugno 2016

Corriere 30.6.16
Il deficit di classe dirigente, un pericolo per Virginia Raggi
di Sergio Rizzo

Per la serie: incomprensioni. Il nuovo assessore all’Urbanistica del Comune di Roma Paolo Berdini dice al Sole 24 Ore che per lo stadio della Roma Calcio i problemi sono ormai risolti, ma la Regione Lazio subito precisa che invece occorre superare altri paletti. La nuova sindaca Virginia Raggi ufficializza la nomina del suo capo di gabinetto nella persona del consigliere Daniele Frongia, ma poi si scopre che avrà poteri limitati dalla legge Severino. Dal ballottaggio che ha segnato nella Capitale un cambiamento senza precedenti sono trascorsi più di dieci giorni; dal primo turno, invece, è passato quasi un mese. Ma la giunta che secondo gli annunci avremmo dovuto conoscere prima ancora del 5 giugno non c’è al momento attuale alcuna notizia. Sappiamo però dai frammenti di notizie in circolazione che si profilano importanti ripescaggi di assessori di quella giunta dell’ex sindaco democratico Ignazio Marino tanto criticata dal Movimento 5 Stelle. Mentre già possiamo dare per scontato l’arrivo di personalità con una solida storia nelle aziende municipalizzate: altrettanto bersagliate dai grillini durante la scorsa consiliatura. Né si prevedono a breve rivoluzioni particolari proprio ai vertici di quelle aziende. Alcune dimissioni annunciate, per esempio quella del presidente dell’Ama Daniele Fortini, sono state respinte. È assai presto per trarre conclusioni di qualunque tipo. Ma dai primi passi di Virginia Raggi una cosa si capisce con sufficiente chiarezza, ed è l’elemento che rischia di condizionare in modo significativo la gestione del Campidoglio a trazione grillina. È il deficit di classe dirigente. Una carenza che inevitabilmente induce ad avventurarsi su terreni sconosciuti, quando non a rigiocare carte vecchie e magari assai usurate. Cose già viste in passato, che hanno però accompagnato il tramonto di tanti propositi di cambiamento. Che infatti sono rimasti soltanto promesse.