Corriere 30.6.16
L’amore , radice di tutte le religioni
Fondamentalismo, paura, spiritualità: la lezione di Papa Francesco e la visione di Erica Jong
di Erica Jong
La
parola diversità è diventata molto di moda ultimamente. Tutti la
vogliono ma nessuno riflette su ciò che significa davvero. Parliamo di
diversità razziale, politica, di genere oppure di diversità religiosa?
Questa parola, pur mancando di una definizione precisa, sembra
costituire il segno distintivo di un generico progressismo. Dà l’idea
che chi la adopera sia una persona empatica e al passo coi tempi, ma
sfugge a un’analisi più approfondita. Io credo che la diversità di culto
rivesta un ruolo fondamentale nel periodo storico in cui viviamo, e che
includa l’ateismo. Saranno in pochi a riconoscerlo, specialmente negli
ambienti politici, ma mai come oggi se ne è sentito il bisogno. È stato
sparso fin troppo sangue in seguito ai conflitti tra sciiti e sunniti,
tra cattolici e protestanti, tra ebrei e musulmani. Le guerre di
religione erano molto comuni in Europa nei secoli precedenti all’Età
delle Rivoluzioni, e questo spiega perché i nostri padri fondatori erano
così determinati a porre fine agli spargimenti di sangue.
Quando
furono fondati gli Stati Uniti d’America, nel Diciottesimo secolo, gli
autori della nostra Costituzione cercarono di dare vita a una nazione in
cui tutte le religioni potessero convivere in pace e senza contrasti.
Purtroppo però, non sempre la nostra storia ha reso onore a quel
proposito. La libertà religiosa è un ideale che tutti sosteniamo di
propugnare, ma senza comprenderlo quasi mai per davvero. Fino a poco
tempo fa, ci si sentiva a disagio se si sceglieva di essere atei. Il
fondamentalismo è sempre stato un pericolo per il nostro Paese. E noi
non sempre ci siamo comportati come avrebbero desiderato i nostri padri
fondatori.
Per combattere il fondamentalismo, secondo me, dobbiamo
capire dove si nasconde il suo fascino. Nei periodi storici di forte
instabilità, la religione promette di rendere il mondo comprensibile.
Gli uomini si rifugiano nel fondamentalismo perché hanno paura. La
ragione non riesce ad alleviare le loro paure, e così pensano che
saranno le regole rigide e le convinzioni intransigenti a salvarli. In
realtà, per come la vedo io, è vero il contrario. New York è un esempio
perfetto di città nella quale persone di ogni fede religiosa convivono
in amicizia. Nella maggioranza dei casi ci accettiamo a vicenda e
rifiutiamo la violenza. Quando la violenza si manifesta, di solito non è
colpa della diversità, ma di qualche attivista secondo cui è
inconcepibile che esistano modi di pensare diversi dai suoi.
Essendo
cresciuta a New York, mia figlia ha frequentato spesso le messe
cattoliche con la sua babysitter, i servizi ebraici con i suoi amici, e i
servizi unitariani con la moglie di suo padre. Ha assistito a cerimonie
religiose di ogni tipo e, quando è diventata grande, ha deciso di
parlare ai suoi figli delle loro origini ebraiche. Voleva che i ragazzi
conoscessero la loro storia in modo da poter scegliere con cognizione di
causa in quale fede riconoscersi. Da questo punto di vista, non credo
che mia figlia sia molto diversa da tanti altri genitori newyorkesi. Per
lei è importante che i suoi figli siano aperti a tutte le religioni, e
difatti lo sono.
Aldous Huxley ha scritto un libro meraviglioso
intitolato La filosofia perenne . Nel saggio evidenzia le analogie tra
tutte le religioni umane: l’accento sull’empatia e sul fare agli altri
quello che vorremmo fosse fatto a noi, i concetti della carità verso gli
sconosciuti e dell’aprire la nostra casa e il nostro cuore a chi è
diverso da noi. La filosofia perenne mette in relazione tutte le
religioni del mondo, dimostrando quanto si assomiglino alla radice. È un
libro che ho regalato spesso, perché infonde molta speranza. Huxley
dimostra che la radice comune di tutte le religioni è l’amore, la
capacità di amare il prossimo come se stessi.
Io sono cresciuta in
una famiglia orgogliosamente ebrea, dove però si mettevano in risalto
le analogie tra tutte le religioni. Mia madre andava pazza per la
tradizione del ceppo di Natale pagano, e ci raccontava sempre che le
popolazioni primitive temevano di perdere il sole nel giorno del
solstizio, quindi accendevano dei fuochi propiziatori per sollecitarne
il ritorno. Un’altra cosa che la entusiasmava erano le varianti in cui
si declina il nucleo comune di tutte le religioni. A me sembra che
l’enfasi posta sull’amore e sull’empatia sia fondamentale, sebbene i
demagoghi trovino la loro forza nel dividere le persone. Il nemico non è
la religione in sé, ma piuttosto la strumentalizzazione fascista della
religione, finalizzata a generare la paura. I demagoghi usano la paura
perché è uno strumento potentissimo. Se riesci a convincere le persone
che sono in pericolo, riuscirai anche a convincerle che tu sei l’unico
in grado di salvarle. L’abbiamo visto succedere più e più volte nel
Ventesimo secolo e vediamo incombere la stessa minaccia nel Ventunesimo.
Papa
Francesco sta provando a usare la sua autorità morale per spiegare alle
persone che non c’è niente di cui aver paura all’infuori della paura
stessa. È ammirevole che il Cattolicesimo si sia evoluto in questo modo.
Le sanguinose battaglie tra protestanti e cattolici le conosciamo
tutti. I rivoluzionari del Diciottesimo secolo avevano in mente proprio
quelle guerre quando puntarono a una nuova concezione della fede.
Dubitavano della religione perché avevano visto quanto poteva essere
distruttiva. La religione può essere utilizzata sia come forza di pace
sia come forza di guerra. Ammiro molto questo Papa perché sta dando una
direzione diversa al Cattolicesimo.
Spesso, quando mi trovo in
Italia, entro nelle chiese cattoliche e rivolgo una preghiera alla
Vergine Maria, che per me è l’incarnazione del principio femminile sulla
Terra. È la somma di potere e amore femminile. Dal punto di vista
storico, la Vergine Maria discende da Ishtar, Inanna, Astarte, Atena,
Giunone e da tutte le divinità femminili. Nel Giudaismo potrebbe essere
rappresentata dalla Shekhinah. Il mio compianto amico Leonard Nimoy ha
cercato di evocarla nelle sue splendide fotografie perché voleva
dimostrare che il Giudaismo aveva una componente femminile. Ma è inutile
insistere sul genere se si parla di spiritualità. Penso che chiunque
sappia per intuito che tutti gli dèi e le dee sono ricettacoli di
spirito privi di connotati sessuali. Gli è stato assegnato un genere
solo per farli apparire più accessibili agli esseri umani.
Lo
slancio verso la dimensione spirituale della vita umana esiste da
sempre, ma in nessun’altra epoca ne abbiamo sentito tanto forte il
bisogno come in quella attuale. Noi sappiamo bene di essere entità
spirituali rinchiuse in un involucro di carne che non durerà. Tutti noi
ricerchiamo la permanenza di un elemento spirituale. Io penso che anche
chi si definisce ateo aneli alla spiritualità. Le persone che non si
sono mai inventate un qualche tipo di pratica spirituale sono
pochissime, anche se non tutti lo ammettono. Se solo riuscissimo a
riconoscere quanto ci assomigliamo tutti e quanto si assomigli il nostro
bisogno di raggiungere il senso delle cose!
La poesia per me è
sempre stata una strada per esplorare la mia spiritualità. Io tendo a
scrivere poesia nei momenti di crisi o in quelli di festa, e di solito
questi sono anche i momenti in cui la gente la legge. Le persone vengono
da me a consigliarmi questa o quella poesia quando qualcuno muore,
nasce, oppure s’innamora. Non sorprende che quei momenti estatici ci
spingano alla ricerca di un senso. Tutti noi sentiamo il bisogno di
comprendere la perdita di una persona cara, la nascita e l’amore, ma
questi eventi ci disorientano, e allora ci indirizziamo verso la sfera
spirituale. L’amore e la morte sono i due argomenti ineludibili della
poesia. Man mano che invecchiamo, questi temi si fanno sempre più
importanti. Non possiamo più ignorarli, e proviamo un fortissimo
desiderio di comprenderli. Più la comprensione è sfuggente, più noi la
agogniamo.
( traduzione di Sara Sedehi )