Corriere 28.6.16
Appendino, test di realtà Il no all’addio di Profumo
di Sergio Rizzo
C
he prima o poi sarebbe accaduto, magari era scontato. Ma di sicuro non
così presto. Chiara Appendino, nuova sindaca di Torino espressione di un
movimento il cui garante Beppe Grillo aveva promesso nel 2013 di aprire
il Parlamento «come una scatola di tonno», ha subito sperimentato come
in certi casi sia assai complicato usare l’apriscatole. Qualche giorno
fa ha chiesto al presidente della Compagnia San Paolo, l’ex ministro
Francesco Profumo, di farsi da parte. Ma ieri il destinatario del
cortese invito l’ha risolutamente declinato: «Non penso di rimettere il
mandato perché non esiste un mandato. Sono stato indicato dal Comune e,
in base allo Statuto, sono stato nominato dal Consiglio generale. Quindi
rispondo al Consiglio generale». Profumo era stato designato
rappresentante del Comune di Torino nella stanza dei bottoni della
Compagnia ad aprile dall’ex sindaco Piero Fassino, quando la campagna
elettorale era già di fatto cominciata e la riconferma dell’ex
segretario diessino non sembrava in discussione. L’ex ministro era stato
poi nominato presidente il 5 maggio, e nemmeno allora c’erano segnali
che facessero presagire il sisma grillino. Un terremoto che però investe
anche situazioni nelle quali le scosse telluriche hanno necessariamente
effetti limitati. Contro muri analoghi aveva già sbattuto la Lega dopo
la conquista di Comuni del Nord, scoprendo quanto fosse difficile
scardinare i meccanismi di potere delle fondazioni bancarie. Figuriamoci
se la fondazione in questione, oltre a essere il maggiore azionista di
Intesa San Paolo, è anche il maggior distributore di risorse ai
territori locali: 536 milioni in tre anni. Tutto diventa più complicato,
anche perché ci sono regole che neppure un sindaco eletto può evitare
di rispettare. Ecco allora riemergere la parola magica con cui i sindaci
grillini, e l’aveva già capito a Parma Federico Pizzarotti, saranno
costretti a fare i conti: «compromesso». Termine che implica la
necessità di un esercizio di intelligente realismo, in contesti sociali
complessi e alla luce del fatto che l’astensionismo comprime ormai
all’inverosimile i consensi sufficienti a essere eletti: Chiara
Appendino è stata votata dal 26% dei torinesi aventi diritto. Tornerà
loro utile, se vorranno davvero misurarsi con il governo di questo
Paese. Torino e Roma, con le rispettive differenze, ne sono lo specchio
fedele.