Corriere 28.6.16
L’ex monsignore gay: «Così mi sono rivelato So che Dio mi accetta»
Il libro di Charamsa e la scelta di fare coming out
di Elena Tebano
«Racconterò
tutto in un libro» aveva detto Krzysztof Charamsa, teologo gay del
Sant’Uffizio, all’indomani del coming out sul Corriere della Sera che a
ottobre gli è costato l’abito talare e la carica di ufficiale della
Congregazione per la Dottrina della fede. Quel libro, La prima pietra.
Io, prete gay, e la mia ribellione all’ipocrisia della Chiesa , arriva
giovedì sugli scaffali delle librerie italiane, edito da Rizzoli.
«Un’autobiografia che sarà forse accusata di essere incentrata soltanto
sull’esperienza della sessualità» la descrive ora dalle sue stesse
pagine l’ex monsignore polacco 44enne.
Ma chi si aspetti aneddoti e
particolari rischia di rimanere deluso. C’è un accenno all’incontro con
Eduard Planas, l’uomo catalano con cui oggi condivide la vita a
Barcellona e che è stato fondamentale per il suo coming out. «Lui —
racconta — sapeva tutto quello che possono sapere gli amanti di una
notte» e nient’altro: non che l’uomo che stringeva tra le braccia era un
prete. «Però io non volevo più nascondermi. Ma perché desideravo
svelarmi? — si chiede —. Non volevo perderlo, mi ero innamorato. E
quella notte avevo visto Dio che mi amava, mi abbracciava, mi
accettava».
C’è la descrizione del percorso che lì l’ha portato, a
partire dalla sua prima storia con un uomo iniziata quando già aveva
preso i voti: «Un prete italiano: si era innamorato di me e fece il suo
coming out». Dichiarazione d’amore dapprima respinta da Charamsa con
«paroloni su come ciascuno di noi porti dentro di sé le proprie
difficoltà e sul fatto che tutto vada dominato con la forza della
ragione». Per poi tornare sui suoi passi un mese dopo: «Questo uomo mi
ha aperto a me stesso, ha innescato il processo della mia uscita dalla
gabbia imposta dalla Chiesa, è stata la scintilla di cui avevo bisogno»
scrive adesso l’ex monsignore di quella storia («la mia prima relazione
omosessuale»).
Ma c’è più di ogni altra cosa la testimonianza di
un doloroso percorso intellettuale e spirituale per giungere ad
accettare la propria omosessualità, che l’ha portato a una frattura
insanabile con quella Chiesa in cui nutriva una fede incrollabile perché
incrollabile era (ed è) la sua fede in Dio. Proprio perché il suo amore
e la sua dedizione verso la Chiesa erano totali, ora è fortissima la
rabbia per quello che Charamsa percepisce come un tradimento e come la
«scoperta» che l’istituzione alla quale ha dedicato la vita era
incompatibile con un aspetto centrale della sua persona. Anche per
questo La prima pietra contiene parole durissime nei confronti della
Chiesa e del suo clero, che non possono non ferire chi nutre un
sentimento cattolico. «Questo libro — dichiara — è anche “la” biografia
di una Chiesa, che domina le persone, le sottomette, inculca loro il
senso di colpa e promette la salvezza. “Se pubblicamente rinuncerai alla
tua sessualità, ti salverai”. Da cosa vorrebbe salvarmi? Dalla felicità
di vivere, dalla serenità, dall’accettazione di me stesso, dalla
tolleranza, dagli artisti gay, dai baci di Michelangelo?» chiede.
Il
suo diventa così un atto di accusa senza appello contro la dottrina
cattolica della sessualità (etero e gay) e contro le gerarchie
ecclesiastiche. Charamsa ne descrive gli atteggiamenti, compreso quello
che definisce «l’odio verso papa Francesco» diffuso «nel Sant’uffizio»,
in termini tanto sconvolgenti quanto impossibili da verificare per il
lettore. Fino a raccontare anche — dall’interno e con un mea culpa — la
sua mancata denuncia di un prete che avrebbe abusato di un suo parente
quando questi era adolescente.
Lo fa con toni inaccettabili per
chi si riconosce nella Chiesa di Roma. Convinto di essere dalla parte
(giusta) di Dio, che non ci possa essere conciliazione e che i molti —
secondo le sue stime — omosessuali «buoni preti, dovrebbero abbandonare
l’istituzione che si permette continuamente di offenderli». Forse è il
suo limite più grande, perché gli impedisce di parlare a quella Chiesa
di cui è comunque ancora figlio. E a cui molti fedeli chiedono oggi di
confrontarsi con questi temi.