sabato 25 giugno 2016

Corriere 24.6.16
«Pronti a non votare più le fiducie» L’avvertimento della sinistra dem
E Orfini replica all’attacco di Madia: la sua riforma ci ha fatto perdere tanti voti
di Monica Guerzoni

ROMA L’immagine di Lorenzo Guerini che lascia il suo posto in prima fila — proprio quando dalla platea della minoranza scatta l’ultimo applauso per Roberto Speranza — fotografa la spaccatura tra la sinistra e l’universo renziano. Un solco che la batosta alle Comunali ha reso più profondo, a dispetto degli appelli a ritrovare il senso di comunità. L’ultimo lo ha lanciato Vasco Errani, acclamato come un leader dopo l’assoluzione: «Riconosco che il segretario è Renzi e non ho rancori o vendette da prendermi. Se salta il Pd, salta un processo storico e salta il Paese».
La resa dei conti ha accenti soft e contenuti forti. Nel giorno in cui Marianna Madia chiede le dimissioni di Matteo Orfini da commissario romano, scatenando la prima rissa interna tra i renziani di governo e quelli di partito, Speranza riunisce i suoi per preparare la direzione. Il discorso con cui lo sfidante invoca una «svolta laburista» per continuare a sostenere l’esecutivo, ribalta il tavolo delle riforme e disegna una nuova agenda di governo.
Una «svolta sociale», che metta al centro povertà, equità e ridistribuzione. L’applauso più forte, tra i 200 stipati all’ultimo piano del Nazareno, scatta quando l’ex capogruppo annuncia uno strappo senza precedenti. «Su temi come lavoro, scuola, welfare, sanità e tassa sulla casa non si può più sbagliare — ammonisce il deputato che Bersani vorrebbe segretario —. Non siamo più disponibili, non c’è più voto di fiducia che tenga». La scuola? «Riscopriamo l’umiltà dell’ascolto». Le tasse? «Torniamo alla progressività della Costituzione, anche se è parola poco smart in tv».
E via così, in un crescendo che fa a pezzi le politiche di Renzi, dalle pensioni ai voucher, dalla sanità al lavoro: «Basta dare calci ai sindacati», basta «Pd megafono di Palazzo Chigi», basta «alleanze improprie» con Verdini e basta con il doppio incarico di Renzi. E le trivelle? «Dovevamo metterci in sintonia con i 16 milioni che sono andati a votare, invece di fare a cazzotti con l’arroganza del “ciaone” », attacca rivolto a Ernesto Carbone. E se i renziani sospettano che la sinistra sia a caccia di posti, lui giura che l’unico obiettivo è correggere la rotta: «Abbiamo lasciato poltrone importanti e non ci interessano i posti».
Arriva Bersani da Bruxelles, dove ha rilanciato «i fondamentali della sinistra». L’abbraccio con Errani, poi l’ex presidente dell’Emilia-Romagna prende la parola dopo tanto tempo. Dice che il voto «non può non aprire una pagina nuova nel Pd», derubrica le voci sulla nuova segreteria a un «gioco con le figurine Panini» e implora tutti di togliersi di dosso le «magliette delle componenti». Nessuno chiede le dimissioni di nessuno, va avanti Errani, che sta bene in minoranza purché non si provi a cacciarlo «nell’angolo dei sabotatori». Il resto degli applausi li incassa il consigliere regionale Riccardo Agostini, quando soffia sul fuoco del no al referendum che monta negli animi della minoranza: «Vedo complicato dire di sì a quella roba là». E giù ovazioni.
Sui cieli del Nazareno picchia un sole torrido, che rende l’aria irrespirabile. Guerini risponde duro a Madia: «Sbagliato chiedere le dimissioni di Orfini. Consiglierei a tutti più sobrietà». E cita Alda Merini: «Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire...». Orfini sceglierà con cura quelle da dire oggi in direzione e intanto confida: «Madia non è la persona più titolata a parlare, viste le migliaia di voti che ci ha fatto perdere a Roma tra i dipendenti pubblici».
La sconfitta ha squarciato il velo dell’unanimismo che teneva uniti i renziani. E se Richetti avverte che «i cerchi magici hanno già rovinato Bossi e Berlusconi», Giachetti smentisce di aver mai chiesto la testa di Orfini. Sulla terrazza del Nazareno il bersaniano Nico Stumpo soppesa gli «appetiti» che hanno scatenato le tensioni tra i renziani, ed Enzo Lattuca, il più giovane deputato pd, incassa lodi per la mail al «caro segretario» sul Pd: «Mai così tante correnti e una così spietata spartizione di potere e poltrone, che tu hai alimentato».