Corriere 24.6.16
Il male e il perdono partono da Caino
di Marco Rizzi
Nel
racconto della Genesi , a Dio che gli domanda notizie di Abele, Caino,
il fratello assassino, dà una risposta che è a sua volta una domanda:
«Sono forse io il custode di mio fratello?». Prende le mosse da qui, da
questa strana risposta-domanda il percorso che in La domanda di Caino
(Castelvecchi, pp. 120, e 16), Franco Riva, ordinario di Filosofia
morale alla Cattolica di Milano, snoda attorno ai concetti di male,
fraternità e perdono, tutti racchiusi nella figura di Caino. Sempre il
racconto genesiaco, infatti, riporta come egli fosse consapevole che
troppo grande era la sua colpa per essere perdonata. Eppure Dio non lo
punisce, anzi minaccia di un terribile castigo chiunque alzerà la sua
mano contro l’omicida. Male e bene, colpa e giustizia, torto e perdono
si intrecciano inestricabilmente nell’esperienza umana. Solo la
consapevole assunzione di responsabilità verso e per l’altro consentono
all’uomo, gettato nel mondo, di districarsi in questo labirinto. Come è
uso nella riflessione contemporanea, accompagnano Riva nel suo percorso
tanto filosofi (Lévinas, Marcel, Buber tra gli altri) quanto testi
letterari (la Bibbia anzitutto, ma anche Cervantes e Dostoevskij).