lunedì 20 giugno 2016

Corriere 20.6.16
«Adesso cambiamo tutto» Raggi si sente già nella storia
di Ernesto Menicucci

ROMA Si comincia da Sandro Pertini («oggi servono due qualità: l’onestà e il coraggio»), si finisce con la festa a Cinque Stelle, nel piccolo comitato vicino al gazometro, zona Ostiense. Davvero troppo piccolo, stavolta, per ospitare gli oltre 200 giornalisti, tantissimi stranieri, accorsi a vedere chi è la prima «sindaca» donna di Roma. «Ora cambiamo tutto», annuncia la neo sindaca, a spoglio ancora in corso.
Virginia sbanca e già alle undici di sera, ai primi exit poll che la danno nettamente avanti con una percentuale oltre il 60%, nel quartier generale dove c’è anche Davide Casaleggio parte il boato. Lei si commuove, scendono le lacrime, l’abbraccio col figlio del fondatore del Movimento è il momento più toccante. Fuori, i militanti agitano le loro bandiere, gridano «onestà, onestà», riempiono di sberleffi i dirigenti pd che si alternano alle televisioni: «Tutti a casa, Virginia sindaco di Roma». C’è un tizio vestito da moschettiere, arrivano Luigi Di Maio, Paola Taverna, Alessandro Di Battista («siamo l’unica forza di governo credibile»), Roberta Lombardi. Si prepara la festa: si va all’albergo di Grillo, no si punta su piazza del Popolo, oppure al Campidoglio. Alla fine, nel cuore della notte, si ripiega su parco Schuster, davanti alla basilica di San Paolo. Passano i minuti, ma la Raggi non si vede. Il capo della comunicazione di M5S, Rocco Casalino, parla con le forze dell’ordine: «Per farla venire in conferenza stampa, dobbiamo avere garanzie sulla sicurezza». Anche percorrere i pochi metri che separano il quartier generale dall’hotel che ospita i cronisti, infatti, è complicato. Poi, dopo l’una, arriva. Scandisce poche parole, senza farsi fare domande: «Grazie a tutti di essere qui. Voglio condividere un momento importante: hanno vinto i cittadini romani e voglio ringraziarli tutti di questo compito che mi hanno affidato e che porterò avanti cinque anni. Grazie ai candidati, agli eletti che lavoreranno con me, è un momento storico che segna una svolta: per la prima volta Roma ha un sindaco donna, in un momento in cui le pari opportunità sono una chimera e questo lo dobbiamo a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio».
Poi aggiunge: «Sarò il sindaco di tutti i romani, anche quelli che non mi hanno votato. Lavoreremo per riportare a Roma la legalità e la trasparenza che dopo Mafia Capitale e vent’anni di mal governo non aveva più. Ora si apre una nuova era. Voglio mettere punto su toni aspri da campagna elettorale, sui vili attacchi ricevuti. Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano il buon senso di aprire un dialogo onesto sui problemi di Roma, di rimettere al centro l’interesse dei romani. È venuto tempo di lavorare: i problemi sono tanti, ma io sono pronta a governare».
Dai seggi, intanto, arriva la conferma che «l’onda gialla» travolge Roma: M5S fa il pieno ovunque conquistando 12 municipi su 14, la Raggi prende centomila voti in più di quelli ottenuti da Marino nel 2013. E lo sfidante, Roberto Giachetti, ammette la batosta: «Questa sconfitta mi appartiene». Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, fa gli auguri alla Raggi e promette una «leale collaborazione istituzionale». Le polemiche degli ultimi giorni, sulle sue consulenze con la Asl di Civitavecchia, paiono ormai già acqua passata.
E ieri pomeriggio, al seggio della «sua» borgata Ottavia, Raggi si era presentata sorridente. È il quartiere che l’ha vista muovere i primi passi come attivista di Cinque Stelle, spinta dal marito, Andrea Severini, dal quale ora si sta separando. Raggi, al seggio, è in blusa bianca, pantaloni neri, sandali ai piedi, il ciondolo al collo che rappresenta il figlio Matteo. All’uscita, poche battute: «Oggi è una bella giornata». Nel pomeriggio, un paio di post su Facebook. Su uno, c’è un Roma ritratta in un puzzle, con un solo pezzo mancante: «Coraggio, manca solo il tuo voto», il messaggio. Poi aggiunge: «Il resto sarà storia». Una storia già iniziata nella notte con la festa che ha portato in piazza centinaia di attivisti, tra cori («Oh Virginia sindaco di Roma»), bandiere e striscioni: «Dopo il buio, un RAGGIo di luce».