lunedì 20 giugno 2016

Corriere 20.6.16
Gotor: basta con il partito pigliatutto Pronti a collaborare se c’è più umiltà
di Daria Gorodisky

ROMA Miguel Gotor, ha visto? Il ballottaggio...
«Queste elezioni dimostrano che la narrazione renziana “con me finalmente si vince” non regge alla prova dei fatti. Noi della sinistra Pd lo abbiamo detto da tempo, per non andare a scogli serve un cambio di rotta: non prendiamo voti a destra, e li perdiamo a sinistra verso i 5 Stelle e verso l’astensionismo».
Un prezzo alto dovuto a che cosa?
«C’è un problema di identità e di prospettiva del partito. Il Pd è nato per organizzare il campo del centrosinistra; non per aspirare a essere una formazione pigliatutto, indistinta, fulcro di ogni trasformismo, con la pretesa di occupare tutto il campo disarmando la sua natura di centrosinistra: insomma il modello bulimico a trazione renziana».
Dunque il risultato è da mettere in conto a Renzi?
«A Roma siamo arrivati al ballottaggio grazie all’aiutino di Berlusconi, ma ora registriamo un distacco che equivale a un altro Comune perso. Abbiamo sempre detto che il doppio incarico, segretario del partito e presidente del Consiglio, non funziona. Sembriamo sempre più un partito dell’ establishment , mentre la sinistra riformista deve essere più popolare. Appariamo quelli della democrazia dell’autoscatto e del narcisismo».
E l’azione di governo? Pagate anche quella?
«Paghiamo soprattutto le scelte su scuola e jobs act».
Però li avete votati anche voi della minoranza.
«Per senso di responsabilità verso il governo, visto che era stata posta la fiducia. Al Senato noi abbiamo appoggiato 50 fiducie, altro che remare contro, ma il nostro dissenso è agli atti».
A Milano il Pd ha incassato una vittoria, ma risicata.
«Grazie al buon governo di Pisapia siamo riusciti a tenere il centrosinistra unito: proprio dove doveva nascere il Partito della nazione, la sinistra è stata necessaria. È la conferma che non esistono pifferai magici. Serve più umiltà. La democrazia del personaggio fa innamorare la comunicazione, ma alla lunga stanca: due anni fa c’era la corsa a farsi un selfie con Renzi, nei giorni scorsi per i nostri candidati era un sollievo che fosse a Mosca».
La prossima tappa fondamentale sarà, in autunno, il referendum costituzionale: per sostenerlo, resta la vostra richiesta di cambiare l’Italicum?
«Resta e si rafforza. Ciò detto, sono d’accordo con Renzi quando dice che gli italiani fanno zapping politico. Questa battuta d’arresto non ha alcun rapporto con il referendum o le future Politiche; però, attenzione: forse abbiamo un problema di antenna».
Sembra che il «l’avevamo detto», il poter addebitare a Renzi questi risultati vi dia soddisfazione.
«Sarebbe la soddisfazione dei fessi. Siamo sulla stessa barca. I segretari passano e il Pd resta. Confidiamo che adesso il timoniere Renzi ascolti di più e metta da parte il piglio dannunziano. Noi ci siamo con spirito di collaborazione. Se però si vuole continuare con il lanciafiamme, attenzione al ritorno di fiamma».