Corriere 20.6.16
Pd La minoranza pronta alla sfida su doppio incarico e Italicum
di Alessandro Trocino
ROMA
Il gesto finale di Massimo D’Alema — «Ho votato come sempre nella mia
vita, da quando ero piccolo: secondo le indicazioni del mio partito» — è
tutto tranne che un calumet della pace. Ma l’annuncio del voto romano
di D’Alema per Giachetti, neanche nominato, arriva pochi minuti prima
della fine della tregua. Perché ancora non si sono chiuse le urne e già
la minoranza fa sentire la sua voce per testimoniare un disagio e
annunciare quel che sintetizza Federico Fornaro: «La luna di miele
renziana è finita, qualcosa si è rotto. È ora di dirci la verità».
La
voce della maggioranza arriva da una nota ufficiale del partito, che
parla di una «sconfitta netta e senza attenuanti» a Torino e Roma e di
una «vittoria chiara e forte a Milano». Ma segnala anche «l’amaro in
bocca per alcune sconfitte molto dure, da Novara a Trieste». Poi
un’analisi, che riecheggia la posizione dei giorni scorsi, sulla valenza
locale e non nazionale delle Amministrative. Con una novità: perché è
vero che si tratta di un dato «frastagliato» a livello territoriale, ma
emergono «anche alcune indicazioni nazionali» che saranno analizzate
nella Direzione già convocata per venerdì 24 giugno. Lorenzo Guerini,
vicesegretario, sintetizza: «Vinciamo in modo netto contro le destre, ma
con il M5S paghiamo dazio».
Il risultato più deludente è quello
di Roma, dove Virginia Raggi schiaccia Roberto Giachetti. Ettore Rosato
la vede così: «Il risultato di Roma è frutto di una campagna elettorale
difficile per Giachetti, che ha lavorato con grande generosità. Non so
quanti avrebbero scommesso su un ballottaggio. Dopo Mafia Capitale e
dopo la gestione Marino e Alemanno, c’è un disincanto dell’elettore
romano che voleva il cambiamento». Durissimo Roberto Morassut, sconfitto
alle primarie da Giachetti: «Ora serve un nuovo Pd. Si sciolgano le
consorterie correntizie che ostacolano l’ingresso di nuove forze e sono
un tappo mortale».
Diversa l’analisi di Gianni Cuperlo, che ieri
era al Nazareno: «Bisogna riflettere seriamente sul risultato. Il
problema non è solo Roma, dove Giachetti ha fatto una campagna
generosissima, per la quale va ringraziato». Su Torino altra
riflessione: «Si conferma il travaso di voti dalla destra ai 5 stelle. E
questo pone un problema con l’Italicum». Tesi che potrebbe non essere
respinta, come finora è stato, dalla maggioranza, visto che con questa
legge elettorale, e con questi consensi, i 5 Stelle potrebbero diventare
i favoriti alle Politiche. Cuperlo rivendica il risultato di Milano:
«Abbiamo difeso il perimetro del centrosinistra. È la conferma che
intorno a Sala abbiamo ricostruito una coalizione larga. Ora il tema è
ricostruire il centrosinistra a livello nazionale».
La minoranza,
dunque è già sul piede di guerra, anche se Cuperlo nega di voler
chiedere le dimissioni di Renzi dalla segreteria: «Assolutamente no, la
notte delle elezioni io do solo solidarietà al mio partito». Venerdì
Roberto Speranza ha convocato i suoi al Nazareno, mentre Cuperlo terrà
un incontro sabato a Bologna. Tra i temi più sentiti, lo stop al doppio
incarico e una modifica della legge elettorale, come precondizione per
non mettersi di traverso al referendum. Nessuna tentazione di scissioni o
simili: «Già la scelta del Nazareno per la riunione — spiega Fornaro — è
una risposta agli scenari apocalittici di fuoriuscite di massa». Il che
non vuol dire che il disagio non sia a livelli di guardia: «C’è una
forbice preoccupante tra realtà e narrazione. Certo trionfalismo fa a
pugni con una ripresa che stenta».