Corriere 19.6.16
Roma, la gestione dei parcometri all’azienda di un ex scassinatore
Il disastro dell’Atac: sparite 1.200 sim per controllare gli incassi delle macchinette
di Sergio Rizzo
Chi
 ricorda Frank Abbagnale? «Era un truffatore. Poi è stato assunto dallo 
Stato americano proprio per proteggere dalle truffe lo Stato americano».
 Il ragionamento di Vezio Magioni, amministratore delegato della Parkeon
 Italia, la filiale dell’impresa francese che fino a tre anni fa gestiva
 a Roma i parcometri dell’Atac, non fa una grinza. Casi del genere sono 
meno isolati di quanto possa sembrare: è una banale questione di 
esperienza. I produttori di antivirus non assumono forse gli hacker più 
esperti? Capita così che anche a Roma da dicembre dello scorso anno la 
manutenzione dei parcometri di Roma, per l’esattezza 1.600, ma anche 
quelli di altre città d’Italia («Bologna, Milano, Genova, Ventimiglia, 
La Spezia, Pavia, Mantova, Sondrio, Como, Pavia..», dice lui) sia 
affidata, ha scoperto Giulio Valesini nella puntata di Rec , il 
programma di inchieste di Sigfrido Ranucci che va in onda stasera su 
Raitre, a uno specialista del ramo cassette di sicurezza.
Un 
«cassettaro», come veniva definito un tempo Piero Tomassi. Nel 2005 si 
beccò una condanna a quattro anni e tre mesi insieme a Massimo Carminati
 per il clamoroso furto di 174 cassette di sicurezza al caveau della 
banca del tribunale di piazzale Clodio. Un errore giudiziario, sostiene 
oggi Tomassi. «A piazzale Clodio non c’ero». Mentre ammette la sua 
presenza a un altro colpo: quello della banca del credito industriale di
 San Marino. «La stessa» ricorda Valesini «dov’erano nascosti i fondi 
neri del Sisde». Ma da allora di acqua ne è passata sotto i ponti… 
Tomassi ha pagato i debiti con la giustizia e definisce la sua una 
storia «di grande redenzione». Oltre che, evidentemente, di folgorante 
successo. Ha costruito un’impresa che lavora per le grandi 
municipalizzate come per imprese private quali la Ducati energia della 
famiglia di Guidalberto e Federica Guidi (l’ex ministro dello Sviluppo 
economico), spaziando dalle macchine che emettono i biglietti 
dell’autobus alle blindature dei parcometri. La sua azienda Security 
Park collabora con la Parkeon. E forse, anche se con tutto ciò che è 
successo potrebbe apparire singolare, magari a Roma serve proprio uno 
come lui.
All’Atac non si salvano nemmeno i parcometri. «Hanno 
tolto le sim», racconta a Valesini il direttore generale dell’azienda 
Marco Rettighieri, nominato a febbraio scorso dal commissario 
straordinario Francesco Paolo Tronca. «È come se avesse un telefonino 
senza la sim, e quindi non comunica…», aggiunge. Spieghiamo: i 
parcometri dovrebbero riversare alla fine di ogni giornata i dati alla 
centrale dell’Atac, quante macchine, quanti biglietti, quanti incassi. 
Questo per avere un controllo «da remoto», come si dice in gergo. Ma è 
necessaria una schedina come quella del telefonini, una sim, appunto. E 
se non c’è quella, non c’è nemmeno il controllo «da remoto». Chi ha 
fatto sparire almeno 1.200 delle 1.600 sim, lasciando l’azienda al buio,
 e perché? È un altro dei tanti misteri dell’Atac, l’azienda comunale 
più grande d’Italia, che non ha pace. L’appalto per la gestione dei 
parcometri passa nel 2013 dalla francese Parkeon alla ditta italiana 
Sigma. Soltanto che a quanto pare ci si dimentica del software. «Nel 
caso specifico», dice l’amministratore delegato di Parkeon Italia Vezio 
Magioni all’inviato di Rec, «era stato acquistato, ma ad un certo punto 
lo si è interrotto. Se mi vuole dire che a Roma sono successi problemi e
 hanno rubato dei soldi, io le dico probabilmente sì, ma non le so dire 
chi, sono certo non la mia struttura o le persone che lavorano con me». 
Di sicuro cominciano ad accadere cose strane, come i sistemi in tilt 
durante le ore notturne, il consumo anomalo delle batterie interne alle 
macchine, la scomparsa delle sim… Alcuni dirigenti sono stati rimossi, 
altri hanno cambiato incarico. Ma la storia, ci si può giurare, non 
finisce qui .
 
