Corriere 16.6.16
Ma la Francia è ostaggio di una minoranza
di Jean-Marie Colombani
Vi
sta dall’esterno, la Francia sembra sprofondata nel caos, addirittura
nell’anarchia. Ma la realtà, vissuta dall’interno, è diversa. C’è
un’organizzazione che ha deciso di rovinare la festa ai francesi, il
sindacato estremista Cgt. Che nelle piazze trova sempre meno adesioni e
non sta certo riuscendo a paralizzare il Paese.
Vi sta
dall’esterno, la Francia sembra sprofondata nel caos, addirittura
nell’anarchia, come diceva il generale de Gaulle. Da una parte i
dimostranti che non smettono di protestare contro la riforma del diritto
del lavoro; dall’altra, orde di teppisti e sovversivi che spaccano
tutto quello che trovano sul loro cammino; scioperi a destra e a manca;
un nuovo attentato terroristico che ha provocato la morte di un agente
di polizia e della sua compagna; e in vista delle partite di Euro 2016,
la discesa degli hooligan venuti stavolta dalla Russia per fare a botte
con i tifosi inglesi avvinazzati, con pestaggi di una violenza inaudita…
Sono immagini, queste, che ovviamente hanno fatto il giro del mondo
nelle televisioni e sulle reti dei social e che non invitano affatto,
malgrado il grandissimo richiamo turistico della Francia, a venire ad
assaporare la sua leggendaria — e oggi forse svanita ? — douceur de
vivre !
Ma la realtà, vissuta dall’interno, è diversa. Anche se
ciò che è effettivamente «percepito», come si dice per la meteorologia,
non lascia molto spazio all’ottimismo. Vediamo le problematiche per
ordine di gravità. Il campionato europeo di calcio si sta svolgendo in
un ottimo quadro organizzativo, e ha contribuito a rilanciare
l’entusiasmo per la squadra nazionale, anche se non è più, come nel
1998, composta da «giocatori neri e nordafricani». La stragrande
maggioranza dei francesi si augura che questa manifestazione rappresenti
quanto più possibile una celebrazione dello sport, e al contempo una
forza unificatrice per il Paese. Anche se, tra le opposizioni al
governo, non mancano coloro che vorrebbero rovinare la festa, per negare
a François Hollande e a Manuel Valls il merito di un campionato di
calcio riuscito.
A dire il vero, esiste un’organizzazione che fa
di tutto per rovinare la festa : si tratta della Cgt. Questo sindacato
si è messo alla testa della contestazione per respingere la legge del
lavoro, la quale propone una riforma assai modesta del codice del
lavoro, ma assolutamente indispensabile a un Paese che non riesce a
uscire dalla disoccupazione di massa (sempre ferma al 10 percento della
popolazione attiva).
Se si guarda ai fatti, e non a quanto
«percepito» dall’opinione pubblica, queste manifestazioni trovano sempre
meno adesioni. Il numero dei manifestanti si riduce e non ha mai
raggiunto l’ampiezza, per esempio, delle proteste contro la riforma
delle pensioni voluta da Nicolas Sarkozy nel 2010. Gli scioperi a tutto
campo indetti dalla Cgt (raffinerie, centrali nucleari, trasporti
pubblici, raccolta dei rifiuti) non hanno mai paralizzato il Paese né
dato vita a un movimento nazionale come quello del dicembre 1995, nato
per contrastare le riforme di Alain Juppé, che era riuscito a
paralizzare la Francia.
Questo perché ci si è semplicemente
dimenticati di una realtà, e cioè che i sindacati ostili sono in
minoranza. Gli altri, i sindacati riformisti, primo tra tutti la Cfdt,
sono favorevoli alla riforma e a ragion veduta: difatti hanno
partecipato alla sua stesura, ottenendo l’introduzione di numerosi e
sostanziali emendamenti.
Ed eccoci arrivati al nocciolo del
problema: la Cgt, fortissima soprattutto nel settore del pubblico
impiego, sta per passare in secondo piano, cedendo il passo alla Cfdt,
che ben presto diventerà il primo sindacato in Francia. Stiamo perciò
assistendo a un tentativo assai patetico per trovare una nuova
legittimazione attraverso il lancio di questo movimento. Inoltre, al
congresso della Cgt, che si è tenuto all’inizio dell’anno, abbiamo
assistito alla disfatta dei riformisti a favore dell’ala di estrema
sinistra del sindacato, ormai dominata da un pensiero e da certi
riflessi più trotzkisti che comunisti. Questa alleanza del nuovo
segretario generale, Philippe Martinez, appoggiato dall’estrema
sinistra, ha innescato una radicalizzazione del sindacato che, a mio
parere, non farà altro che accelerarne la ritirata. È un’evoluzione,
questa, che va di pari passo con la lotta dell’estrema sinistra politica
e di coloro che vengono definiti i «ribelli» del partito socialista, i
quali hanno giurato una guerra spietata contro François Hollande e
Manuel Valls, con l’intento di squalificarli dalle elezioni
presidenziali del 2017. Costoro hanno rispolverato gli slogan e i
comportamenti tipici dell’estrema sinistra tra le due guerre : il nemico
non è più la destra, bensì i «socialtraditori», accusando di
tradimento, ovviamente, chiunque sia schierato con la socialdemocrazia.
In primo luogo, quindi, François Hollande. Tutto questo senza prendere
minimamente in considerazione il contesto odierno, che è innanzitutto, e
soprattutto, dominato dal terrorismo. Al punto tale che, dalla Cgt
all’estrema sinistra, passando per i «ribelli», si creano allarmismi per
la morte delle libertà civili ogni qualvolta il governo mostra la
volontà di rafforzare il suo arsenale giuridico per combattere il
terrorismo.
L’omicidio di un poliziotto per mano di un
simpatizzante dell’Isis è venuto a ricordare al Paese, ahimè, che la
massima emergenza resta la lotta al terrorismo. Da questo punto di
vista, malgrado la gravità della minaccia e il ricordo delle recenti
tragedie del 2015, non resta traccia del sentimento di unità nazionale.
L’opposizione,
stavolta di destra e di estrema destra, ha preferito reagire alla
situazione rincarando la dose. È assai triste constatare come le stesse
persone che hanno condannato duramente le prese di posizione di Donald
Trump — realmente odiose — dopo la tragedia di Orlando, non si facciano
scrupolo ad assumerne gli stessi toni.
Nel frattempo, il
presidente e il suo governo governano, proseguono nella lotta al
terrorismo e fanno segnare, sul fronte economico, numerosi successi che
vengono tuttavia eclissati dal rumore di fondo: previsioni di crescita
in rialzo, disoccupazione in calo.
Ma in che senso siamo davanti a
una situazione pericolosa? Perché c’è tensione nell’aria e si avverte
un nervosismo strisciante. Perché c’è un’estrema sinistra violenta che
tenta, attraverso la provocazione, di innescare scontri dai quali pensa
di approfittare, raccogliendo consensi. Ma soprattutto perché il
presidente e il governo sono in questo momento molto deboli davanti
all’opinione pubblica. L’ordine è quello di tener duro. La riforma del
lavoro sarà finalmente varata, ma se si dovesse arrivare a una prova di
forza, il presidente potrebbe essere penalizzato a causa della sua
impopolarità. Tutti sembrano convinti della vittoria della destra nel
2017. Meglio però essere prudenti: sarebbe un errore credere che i
giochi siano già fatti.
( Traduzione di Rita Baldassarre )