giovedì 16 giugno 2016

Corriere 16.6.16
L’ultimo duello Raggi-Giachetti Uniti solo dal fard per la diretta tv
Sul Campidoglio scintille tra i candidati. L’intesa manca anche sui nomi delle vie
di Fabrizio Roncone

ROMA «Oddio, non voltarti…».
«Perché? Chi c’è?».
«Porca miseria… c’è lui, Giachetti…».
«Mhmm… Fai finta di niente, dai… ma dimmi tu… manco la barba s’è fatto… stattene a casa, no?».
Due simpatizzanti grilline chinano lo sguardo e allungano il passo.
Giachetti scende dalla moto, si asciuga il sudore, posa il casco, guarda l’orologio.
Vigile urbano solerte: «Onoré, a Raggi se sta già a truccà…».
Manca mezz’ora.
Andiamo a vedere se c’è ancora gioco, partita, tra Virginia Raggi e Roberto Giachetti, salendo la stradina che in tornanti finisce sulla piazza del Campidoglio davanti a un tramonto magnifico, bello da togliere il fiato: la statua di Marc’Aurelio a cavallo, gabbiani in picchiata e il sole che va giù, sparisce tra cupole e tetti, mentre la città, sotto, agonizza strangolata dal traffico e sommersa dai rifiuti.
Organizza Sky, in diretta tv.
Hostess vestite di nero su tacchi da trapeziste legano ai polsi nastrini colorati. Gialli per i fans del M5S, rossi per quelli che il Pd ha spedito quassù, ad applaudire (o a cercare di applaudire). Cinquanta per schieramento: ma, dopo un sommario colpo d’occhio, è chiaro che i polsini sono inutili. I grillini sfoggiano una spavalderia evidente, occhiate risolute, il solito fastidio.
Lei si chiama?
«Non posso dirglielo».
Come non può: e perché?
«Meglio di no».
Ma di cosa ha paura?
«Non ho paura. Però mi hanno ordinato di non parlare con voi giornalisti. Di non rilasciare interviste. Niente, mi scusi: io devo stare zitto».
Coraggio, non faccia così: è un adulto… quanti anni ha?
«Trenta».
Ecco, bravo, si rilassi: e che lavoro fa?
«Sono avvocato. E sono anche candidato al consiglio comunale per il M5S».
Bene: allora se mi dice come si chiama, può pure farsi un po’ di pubblicità.
«Sono… Angelo».
Angelo come?
«Sturni. Sono Angelo Sturni. Ma… ma la prego, parli con il nostro capo, quel signore lì…».
Dopo, forse.
Adesso c’è la Raggi che ha concluso le operazioni di trucco nella sala del Carroccio (sempre seguita da un tipo tarchiato, che dà ordini a tutti in tono perentorio, e ancora non si capisce se davvero abbia un ruolo nel suo staff, o se piuttosto sia solo un piccolo gorilla troppo intraprendente). Comunque anche Giachetti è andato a farsi mettere un filo di fard. Così sugli appunti finisce Francesco Fornaro, 24 anni, studente iscritto al Pd (è insieme a Livia Campo, coetanea e solo simpatizzante): due facce un po’ mogie.
«I presagi sono pessimi — dice Fornaro — Giachetti è riuscito nell’impresa di arrivare al ballottaggio… chiedergli di più, sarebbe assurdo. Il partito è devastato dalle vicende di Mafia Capitale. La gente è furibonda. Roberto paga colpe non sue».
Però è stranamente sereno.
Rilassato? Dire rilassato forse è un po’ troppo: ma certo un Giachetti così forse non s’era mai visto in questa campagna elettorale. Ha ritmo, è ironico quando dev’essere ironico e minuzioso, credibile quando le domande diventano toste.
Conduce Gianluca Semprini e non fa sconti.
Nemmeno alla Raggi.
Che, invece, rimane dentro un atteggiamento rigido, con la voce piana, le risposte piatte e tutte intinte nei rassicuranti concetti di onestà e democrazia diretta: i romani potranno esprimersi su ogni questione o «tramite il blog di Grillo» o «utilizzando il sito del Comune di Roma». Giachetti intitolerebbe una strada a Marco Pannella, lei farebbe «decidere ai romani».
Quando Semprini chiama la pubblicità, i due candidati vengono raggiunti da consiglieri e massaggiatori mentali, un po’ come accade durante gli incontri di pugilato. Giachetti fa segno di sì, ammicca, tranquilli, sto bene, va bene. Raggi si morde il labbro, tossisce, poi le viene fuori finalmente un mezzo sorriso.
I fans sono abbastanza composti. Applausi, grida di evviva, qualche fischio: ma la severa e perfetta organizzazione di Sky impedisce qualsiasi eccesso. I fans siedono ai lati: mentre, davanti ai due candidati, c’è la platea degli ospiti, di quelli arrivati qui per invito e ci vuole poco, quando lo sguardo scorre sui loro ranghi — sono manager, notabili, qualche faccendiere — ci vuole poco a capire che molti di loro torneranno qui già la prossima settimana, a chiedere un colloquio con il nuovo sindaco.
Semprini continua a fare domande. Tira un po’ di vento. Un cameraman si volta: «Ma che per caso dopo se magna?».