Corriere 166.16
La settimana di passione dell’Europa
di Federico Fubini
Comunque
vada il referendum sulla Brexit, David Cameron deve aver già capito che
ha fallito tutti i suoi calcoli meno uno. Quello che non aveva fatto:
trovare uno stratagemma per distrarre i mercati dalle altre trappole di
cui è disseminato questo inizio d’estate per l’Europa. Nel 2015 il
premier di Londra aveva promesso un referendum sulla rottura britannica
con l’Unione Europea, sicuro che non si sarebbe mai tenuto. Credeva che i
suoi Tory sarebbero tornati al potere solo in cordata con i
liberal-democratici e contava che questi ultimi avrebbero impedito il
referendum. I sondaggi, già allora, lo accecavano: il premier ha
stravinto, governa da solo e ora deve onorare la promessa. Non ha alcun
controllo sugli effetti che essa rischia di avere nel resto d’Europa:
per ora fa dimenticare gli altri snodi pericolosi dei prossimi giorni;
tra non molto invece potrebbe amplificarne l’impatto. Perché questo
referendum non è la sola curva pericolosa dell’estate. Tra tre giorni
l’Europa assisterà ai ballottaggi delle amministrative in Italia. Al
primo turno il bel risultato delle forze contrarie all’euro era stato
accolto sui mercati con un’impennata di dodici punti del costo del
debito italiano, ben oltre le medie del Sud Europa in quelle ore. Una
vittoria degli euroscettici d’Italia al secondo turno non passerebbe
inosservata. Due giorni dopo la Corte costituzionale tedesca decide
sulla legittimità delle Omt, l’ombrello della Banca centrale europea che
dall’estate 2012 tiene l’Italia e la Spagna al sicuro. Se Karlsruhe
vietasse alla Bundesbank di partecipare alle Omt, l’architettura
dell’euro ne uscirebbe più fragile. Quindi dopo altri due giorni i
britannici vanno alle urne e domenica 26 gli spagnoli rivotano dopo
sette mesi di stallo. Podemos, il partito anti-sistema, è già salito dal
20,7% del dicembre scorso al 25,6% degli ultimi sondaggi e potrebbe
diventare prima forza in coalizione con i socialisti del Psoe. Infine un
disastro ormai in corso (per ora) al rallentatore. Le regole europee
sul bail-in, che impone perdite sui creditori, hanno messo in ginocchio
il sistema bancario in Portogallo. Lisbona rischia di dover chiedere un
nuovo salvataggio entro l’anno, specie se la Brexit si avverasse
gettando nel caos i mercati. Cameron non aveva previsto che la sua
trovata avrebbe rischiato d’innescare un altro giro della macchina
infernale della crisi. Ma non è il solo ad aver sbagliato tutti i
calcoli .