giovedì 16 giugno 2016

Corriere 166.16
La settimana di passione dell’Europa
di Federico Fubini

Comunque vada il referendum sulla Brexit, David Cameron deve aver già capito che ha fallito tutti i suoi calcoli meno uno. Quello che non aveva fatto: trovare uno stratagemma per distrarre i mercati dalle altre trappole di cui è disseminato questo inizio d’estate per l’Europa. Nel 2015 il premier di Londra aveva promesso un referendum sulla rottura britannica con l’Unione Europea, sicuro che non si sarebbe mai tenuto. Credeva che i suoi Tory sarebbero tornati al potere solo in cordata con i liberal-democratici e contava che questi ultimi avrebbero impedito il referendum. I sondaggi, già allora, lo accecavano: il premier ha stravinto, governa da solo e ora deve onorare la promessa. Non ha alcun controllo sugli effetti che essa rischia di avere nel resto d’Europa: per ora fa dimenticare gli altri snodi pericolosi dei prossimi giorni; tra non molto invece potrebbe amplificarne l’impatto. Perché questo referendum non è la sola curva pericolosa dell’estate. Tra tre giorni l’Europa assisterà ai ballottaggi delle amministrative in Italia. Al primo turno il bel risultato delle forze contrarie all’euro era stato accolto sui mercati con un’impennata di dodici punti del costo del debito italiano, ben oltre le medie del Sud Europa in quelle ore. Una vittoria degli euroscettici d’Italia al secondo turno non passerebbe inosservata. Due giorni dopo la Corte costituzionale tedesca decide sulla legittimità delle Omt, l’ombrello della Banca centrale europea che dall’estate 2012 tiene l’Italia e la Spagna al sicuro. Se Karlsruhe vietasse alla Bundesbank di partecipare alle Omt, l’architettura dell’euro ne uscirebbe più fragile. Quindi dopo altri due giorni i britannici vanno alle urne e domenica 26 gli spagnoli rivotano dopo sette mesi di stallo. Podemos, il partito anti-sistema, è già salito dal 20,7% del dicembre scorso al 25,6% degli ultimi sondaggi e potrebbe diventare prima forza in coalizione con i socialisti del Psoe. Infine un disastro ormai in corso (per ora) al rallentatore. Le regole europee sul bail-in, che impone perdite sui creditori, hanno messo in ginocchio il sistema bancario in Portogallo. Lisbona rischia di dover chiedere un nuovo salvataggio entro l’anno, specie se la Brexit si avverasse gettando nel caos i mercati. Cameron non aveva previsto che la sua trovata avrebbe rischiato d’innescare un altro giro della macchina infernale della crisi. Ma non è il solo ad aver sbagliato tutti i calcoli .