Corriere 14.6.16
L’Europa megalitica
Reperti, laser e schermi touch In Valle d’Aosta apre il museo su 6 mila anni della nostra storia
di Alessio Ribaudo
Entrare
in una macchina del tempo e trovarsi catapultati indietro di seimila
anni, avvolti fra magia e mistero. Benvenuti nel parco e museo
archeologico di Saint Martin de Corléans ad Aosta che sarà inaugurato il
prossimo 24 giugno.
Un viaggio nella storia che inizia con i
reperti del Neolitico e arriva all’Età del Bronzo attraversando l’età
del Ferro e del Rame. Il sito, grande quasi un ettaro, è unico nel suo
genere in Europa ed è stato scoperto casualmente, nel 1969, durante
scavi edilizi per le fondamenta di una serie di condomini che dovevano
sorgere alla periferia di Aosta. Una ruspa urtò una strana lastra di
pietra e si capì che si trattava di una stele antropomorfa di più di
quattromila anni fa. Aveva preservato per millenni un vero e proprio
«mondo». L’area poi è stata acquisita dalla Regione autonoma Valle
d’Aosta, che, nel 1970, ha dato il via a indagini che sono continuati
sino a oggi per via della grande area da scavare e, soprattutto, per
l’importanza scientifica del sito a livello mondiale.
Il percorso
espositivo più che a una classica area archeologica somiglia più a un
set di un film di fantascienza: touch screen , fasci laser, didascalie
parlanti e grafiche ricostruttive. Così, si ha l’opportunità di
approfondire, in tempo reale, tutte le informazioni sui reperti. Per
iniziare il viaggio nella storia basta dirigersi verso una passerella
che conduce il visitatore sottoterra. Più si scende e più si va indietro
nei secoli. Un calendario perpetuo indica l’epoca odierna poi, man mano
che si prosegue, altri pannelli ricordano i più importanti avvenimenti
storici del luogo, intrecciandoli con quelli del mondo. Si prosegue così
sino a sei metri di profondità e indietro di 6 mila anni ovvero l’età
in cui inizia la frequentazione del sito aostano da parte dell’uomo.
Finita la passerella, si apre una grande area coperta su cui svetta un
imponente dolmen adagiato su una piattaforma triangolare di pietre
(forse un simbolo di una freccia o un pugnale) e intorno sepolture e
arature usate per il culto. Per immergere il visitatore nella vita
dell’uomo preistorico ci sono 500 fari che fanno sorgere e tramontare il
sole, permettono di consultare le stelle come facevano gli antenati dei
aostani per posizionare i monumenti secondo criteri astronomici. In uno
schermo, poi, viene mostrata una giornata tipica in quel luogo tra il
4.000 e il 1.100 a.C.
Continuando la passeggiata nel tempo si sale
verso una balconata che si affaccia sugli scavi. In sei diverse sezioni
sono esposte stele antropomorfe, tombe, pali rituali, macine, resti di
cereali offerti durante le cerimonie sacre, testimonianze della
lavorazione dei metalli, della semina di denti umani e della
trapanazione dei crani di persone viventi ( eseguite a scopi
medici-terapeutici o a carattere rituale).
Infine, ecco le
maestose stele antropomorfe, alte sino a 3 metri, che sono dei monumenti
celebrativi dedicati al culto di capi guerrieri, eroi o divinità,
raffigurati con armi e oggetti forgiati in metallo.
Ora la sfida
che attende gli studiosi è quella di capire chi sono i protagonisti di
Saint Martin de Corléans. Potrebbero essere discendenti dei cacciatori
del Mesolitico, insediatisi nel Neozoico alla fine della glaciazione,
oppure popolazioni venute dal Mediterraneo, come suggeriscono alcuni
reperti. Inoltre, potrebbero esserci altri villaggi sepolti nei paraggi
da riportare alla luce.
Il mistero dell’area di Saint Martin ancora non è risolto.