Corriere 12.6.16
I tormenti della Svezia: va difeso chi evita di stringere la mano a una donna?
di Luigi Offeddu
Sono
cittadini ben integrati dei Paesi che li hanno accolti, a volte hanno
anche una carica pubblica: ma dicendosi fedeli musulmani, spiegano che
l’Islam vieta loro di stringere la mano a una donna che non sia una
stretta parente. E così, la mano delle colleghe o conoscenti, rifiutano
anche di sfiorarla.
È successo finora nel Centro-Nord d’Europa. E
certo sono episodi isolati, ma hanno destato impressione. Le ultime due
volte è stato in Svezia, tradizionale modello di uguaglianza fra i
generi. Un paio di mesi fa Yasri Khan, noto esponente del partito dei
Verdi, annuncia in Tv che lascia il partito e anche la politica per
quella questione di principio: lo criticano duramente perché rifiuta di
dare la mano alle donne, «e insomma, la gente può salutarsi in tanti
modi, l’importante è dimostrarsi rispetto». Lui, il rispetto, lo
dimostra portando la mano alla testa. E considera un’imposizione che gli
si chieda di fare altrimenti: «comportamento inaccettabile», è la
risposta delle deputate Verdi. Poco tempo dopo, sempre alla Tv e sui
giornali, una poliziotta della guardia di confine racconta indignata di
un collega ispettore musulmano — uno degli ultimi arruolati per i
controlli sugli immigrati — che fa come Khan, rifiuta di sfiorare un
palmo femminile. Le colleghe l’hanno denunciato ai capi, lui ha reagito
dicendosi discriminato nei suoi sentimenti religiosi. E i capi sono
intervenuti diplomaticamente: mai un reclamo contro l’uomo per il suo
lavoro, spiegano, certo la polizia vuole e deve rispettare e includere
ogni diversità, ma ha anche iniziato una riflessione sul tema generale
«di come riconciliare le fedi religiose con l’uguaglianza dei generi».
Mesi
fa, era accaduto in Svizzera: due adolescenti, figli di un imam di
Basilea, rifiutavano di stringere la mano alle insegnanti. L’imam aveva
appena chiesto la cittadinanza: domanda sospesa.