Avvenire.it 29.06.16
Il “no” di Scienza & Vita a eutanasia e accanimenti
di Luca Liverani
Né
eutanasia, né accanimento terapeutico. La via delle cure adeguate passa
attraverso una pianificazione terapeutica condivisa. Perché nelle fasi
più fragili dell'esistenza medico e paziente devono essere «alleati per
la vita». L'associazione Scienza & Vita offre il suo contributo
culturale e scientifico al dibattito sul fine vita, presentando alla
sala stampa della Camera dei deputati un documento in cinque punti. Come
suggeriscono i giuristi Alberto Gambino e Luciano Eusebi, «la via
giuridica può essere un terreno di dialogo» più costruttivo della
politica. «Le considerazioni economiche – aggiunge Eusebi – possono
inquinare» il dibattito, in nome di bilanci da far quadrare. «Anche un
giurista laico come Luciano Violante – ricorda il giurista – ha messo in
guardia sul rischio che l'eutanasia diventi 'la morte dei poveri', più
fa- cili da convincere a scegliere una morte 'dignitosa'». Insomma: «No
alla rottamazione dei soggetti deboli». Alla presentazione del documento
«Con dignità fino alla fine: paziente e medico 'alleati per la vita'»,
introdotta dal deputato dem Edoardo Patriarca, è Maurizio Calipari,
bioeticista e portavoce di Scienza & Vita, a illustrarne i
contenuti. «Un contributo al dibattito in atto sui complessi temi del
fine vita – spiega – in questo tempo di elaborazione legislativa delle
commissioni parlamentari deputate». La premessa è che fin dalle origini
la medicina ha costituito tra medico e paziente «un'alleanza per la
vita». Prospettiva che Scienza & Vita «promuove ancora oggi per
strutturare e modulare 'a misura umana' il rapporto paziente- medico».
Il secondo punto affronta il tema della «pianificazione terapeutica
condivisa». «Resta comunque in carico al paziente il diritto/dovere di
assumere in coscienza la responsabilità ultima delle decisioni circa gli
interventi medici», sempre «in coerenza col quadro valoriale assunto
congiuntamente». Al medico invece spetta il dovere etico e deontologico
di mettere il paziente – attraverso un'adeguata e completa informazione –
nelle migliori condizioni per poter esercitare questa sua
responsabilità etica». Dunque è «da incoraggiare e diffondere» ad
esempio «l'istituzione in ospedale della figura del medico tutor». Il
terzo punto è sulla «necessità di criteri e riferimenti valoriali nella
prospettiva del bene integrale della persona». Perché «l'adozione di una
prassi di pianificazione terapeutica condivisa» è necessario che faccia
riferimento a un «coerente quadro valoriale e antropologico». Per la
qualità di vita del malato poi vanno valorizzati «gli strumenti della
medicina palliativa». Così come «un adeguato sostegno psicologico»:
«Spesso un atteggiamento rinunciatario del malato è un appello al non
abbandono». Il rapporto medico-paziente infine non può «essere ridotto a
puro accordo contrattualistico», ma deve sempre tendere al «bene
integrale del paziente». Come è da evitare, per il vicepresidente di
Scienza & Vita Paolo Marchionni, «il paternalismo praticato per
secoli da noi medici». Il quarto punto dice «sì alle cure 'eticamente
adeguate', no all'eutanasia, no all'accanimento terapeutico», in «nome
del medesimo riconoscimento della dignità» di ogni persona. Il documento
si chiude con l'impegno di Scienza & Vita di farsi «promotrice
di occasioni di dialogo e confronto» per «favorire decisioni operative
massimamente condivise».