lunedì 9 maggio 2016

«Sulla lista civica mancherebbero le date necessarie a fianco delle sottoscrizioni, sulla “politica” le firme ritenute valide (presumibilmente per lo stesso motivo) sarebbero meno delle 1.300 necessarie. Per le liste municipali infine (anch’esse inammissibili) sarebbe stata presentata una modulistica precedente al 2012, ossia accettazioni di candidatura che non contemplano le prescrizioni della legge Severino in materia di incandidabilità»

La Stampa 9.5.16
Liste, a Roma fuori la sinistra
“Vizi non sanabili”. La tegola che arriva sulla testa di Stefano Fassina e di quel che resta della sinistra romana, è di quelle che fanno male
Fassina: faremo subito ricorso
“Così avvantaggiano Giachetti”. A Milano guai per Fdi
di Giuseppe Alberto Falci

È subito bufera a 24 ore dal termine ultimo per la presentazione delle liste per le amministrative del prossimo 5 giugno. A Milano la commissione elettorale ricusa le liste di Fratelli d’Italia. A Roma stessa sorte tocca a quella di Sinistra italiana, scenario che metterebbe fuori gioco la corsa di Stefano Fassina. Ma nel capoluogo lombardo lo stop arriva perché il modulo di accettazione della candidatura alla carica di consigliere presentato dal partito di Giorgia Meloni «non presenta la dichiarazione di non rientrare nei casi di incandidabilità previsti dalla legge Severino». In sostanza, Fratelli d’Italia avrebbe utilizzato una modulazione non aggiornata. Fabio Rampelli, parlamentare di Fdi, annuncia ricorso al Tar perché «siamo sicuri di avere ragione da vendere. Si tratta di un errore di forma. Nulla di più». Ignazio La Russa aggiunge: «Stiamo allegando la corretta dichiarazione di tutti i candidati, a partire dai capilista che sono tutti assolutamente in regola non solo per la Severino ma anche secondo i criteri dell’antimafia». Discorso a parte merita il caso che investe Sinistra italiana. Non appena appresa la notizia, Fassina si esprime così: «Si tratta di una decisione che se fosse confermata altererebbe pesantemente l’esito delle elezioni amministrative nella Capitale». Poi aggiunge: «Presentiamo subito ricorso e nelle prossime ore decideremo quali ulteriori misure intraprendere». Al quartier generale di Sinistra italiana i telefoni sono roventi. Di ritorno da Cuba Nicola Fratoianni, deputato di Si, non si sbilancia: «So ancora molto poco, ma mi hanno detto che si tratta di errori formali nella composizione dei moduli e nell’apposizione di alcune firme. Ma di più non so». La senatrice Loredana De Petris dice: «Bisogna vedere quali siano le motivazioni. Da quello che ho compreso al telefono dovrebbe trattarsi di un errore sanabile». Fra i quadri di Sinistra italiana l’impressione è che la decisione avrebbe un unico obiettivo: favorire la scalata in Campidoglio di Roberto Giachetti, il candidato del Pd. «Beh, certo - afferma De Petris - si favorisce Giachetti. Ripeto, per quello che ho capito si tratta di un errore tirato un po’ per i capelli». A via Tempesta, dove si trova il comitato dell’ex democrat, nel primo pomeriggio Fassina convoca lo stato maggiore di Sinistra italiana per fissare la roadmap. «Non mi fermeranno. Prima ricorrerò alla commissione elettorale e poi se ci sarà bisogno al Tar». È in contatto costante con i legali, e spiega quali sono le «reali» motivazioni dell’esclusione: «Una delle persone che ha raccolto le firme per il consiglio comunale ha dimenticato di trascrivere la data di raccolta. Vi rendete conto? Un vizio di forma che non comprometterà la corsa di Stefano». In realtà, secondo alcune indiscrezioni diffuse nel tardo pomeriggio di ieri, le liste di Fassina sarebbero state escluse per vizi formali, «ma non sanabili». Indiscrezioni che lasciano in bilico la candidatura di Fassina, ormai appesa alla decisione del Tar che si attenderà entro tre giorni del ricorso. Altrimenti non gli resterà che accettare la proposta del candidato della lista Codacons Carlo Rienzi: «Abbiamo deciso di tendere la mano a Fassina, gli offriamo ufficialmente il ruolo di assessore alla legalità e ai problemi sociali del Comune di Roma».