«Sulla lista civica mancherebbero le date necessarie a fianco delle
sottoscrizioni, sulla “politica” le firme ritenute valide
(presumibilmente per lo stesso motivo) sarebbero meno delle 1.300
necessarie. Per le liste municipali infine (anch’esse inammissibili)
sarebbe stata presentata una modulistica precedente al 2012, ossia
accettazioni di candidatura che non contemplano le prescrizioni della
legge Severino in materia di incandidabilità»
La Stampa 9.5.16
Liste, a Roma fuori la sinistra
“Vizi
non sanabili”. La tegola che arriva sulla testa di Stefano Fassina e di
quel che resta della sinistra romana, è di quelle che fanno male
Fassina: faremo subito ricorso
“Così avvantaggiano Giachetti”. A Milano guai per Fdi
di Giuseppe Alberto Falci
È
subito bufera a 24 ore dal termine ultimo per la presentazione delle
liste per le amministrative del prossimo 5 giugno. A Milano la
commissione elettorale ricusa le liste di Fratelli d’Italia. A Roma
stessa sorte tocca a quella di Sinistra italiana, scenario che
metterebbe fuori gioco la corsa di Stefano Fassina. Ma nel capoluogo
lombardo lo stop arriva perché il modulo di accettazione della
candidatura alla carica di consigliere presentato dal partito di Giorgia
Meloni «non presenta la dichiarazione di non rientrare nei casi di
incandidabilità previsti dalla legge Severino». In sostanza, Fratelli
d’Italia avrebbe utilizzato una modulazione non aggiornata. Fabio
Rampelli, parlamentare di Fdi, annuncia ricorso al Tar perché «siamo
sicuri di avere ragione da vendere. Si tratta di un errore di forma.
Nulla di più». Ignazio La Russa aggiunge: «Stiamo allegando la corretta
dichiarazione di tutti i candidati, a partire dai capilista che sono
tutti assolutamente in regola non solo per la Severino ma anche secondo i
criteri dell’antimafia». Discorso a parte merita il caso che investe
Sinistra italiana. Non appena appresa la notizia, Fassina si esprime
così: «Si tratta di una decisione che se fosse confermata altererebbe
pesantemente l’esito delle elezioni amministrative nella Capitale». Poi
aggiunge: «Presentiamo subito ricorso e nelle prossime ore decideremo
quali ulteriori misure intraprendere». Al quartier generale di Sinistra
italiana i telefoni sono roventi. Di ritorno da Cuba Nicola Fratoianni,
deputato di Si, non si sbilancia: «So ancora molto poco, ma mi hanno
detto che si tratta di errori formali nella composizione dei moduli e
nell’apposizione di alcune firme. Ma di più non so». La senatrice
Loredana De Petris dice: «Bisogna vedere quali siano le motivazioni. Da
quello che ho compreso al telefono dovrebbe trattarsi di un errore
sanabile». Fra i quadri di Sinistra italiana l’impressione è che la
decisione avrebbe un unico obiettivo: favorire la scalata in Campidoglio
di Roberto Giachetti, il candidato del Pd. «Beh, certo - afferma De
Petris - si favorisce Giachetti. Ripeto, per quello che ho capito si
tratta di un errore tirato un po’ per i capelli». A via Tempesta, dove
si trova il comitato dell’ex democrat, nel primo pomeriggio Fassina
convoca lo stato maggiore di Sinistra italiana per fissare la roadmap.
«Non mi fermeranno. Prima ricorrerò alla commissione elettorale e poi se
ci sarà bisogno al Tar». È in contatto costante con i legali, e spiega
quali sono le «reali» motivazioni dell’esclusione: «Una delle persone
che ha raccolto le firme per il consiglio comunale ha dimenticato di
trascrivere la data di raccolta. Vi rendete conto? Un vizio di forma che
non comprometterà la corsa di Stefano». In realtà, secondo alcune
indiscrezioni diffuse nel tardo pomeriggio di ieri, le liste di Fassina
sarebbero state escluse per vizi formali, «ma non sanabili».
Indiscrezioni che lasciano in bilico la candidatura di Fassina, ormai
appesa alla decisione del Tar che si attenderà entro tre giorni del
ricorso. Altrimenti non gli resterà che accettare la proposta del
candidato della lista Codacons Carlo Rienzi: «Abbiamo deciso di tendere
la mano a Fassina, gli offriamo ufficialmente il ruolo di assessore alla
legalità e ai problemi sociali del Comune di Roma».