Corriere 9.5.16
L’insostenibile leggerezza dei nuovi (piccoli) partiti
di Pierluigi Battista
Non
 era difficile, se ce l’avevano fatta anche i «Poeti per Roma». Invece 
no, nei partiti di Fassina, De Corato e Alfano non sanno fare le liste: 
«inammissibili», e a casa. 
Ma dicono: pure questioni formali. No,
 i regolamenti sono forme, anche codicilli necessari a rendere non 
arbitraria una battaglia elettorale. Basta saperlo e adeguarsi. Se 
invece per sciatteria, negligenza, presunzione, non si fanno le cose con
 meticolosa precisione, allora è inutile maledire il destino, occorre 
piuttosto rimuovere chi non è capace di maneggiare una lista e 
riflettere sulla fragilità della propria condizione politica. O forse il
 problema è proprio questo: che i partitini liquidi, senza radicamento, 
senza articolazione capillare, alla fine non riescono nemmeno a 
raccogliere le firme necessarie, e con i timbri regolamentari, per 
partecipare a una competizione elettorale. Quando il Pdl non riuscì a 
presentare in tempo la lista nelle Regionali laziali, era perché le 
diverse fazioni non si erano messe d’accordo tempestivamente. Qui è 
diverso. La sinistra di Fassina a Roma, Fratelli d’Italia a Milano, e la
 lista di Alfano a Cosenza sapevano da un pezzo che avrebbero dovuto 
presentarsi in tempo, con tutto in regola, firme e documenti. Ma forse 
questa è sembrata una politica troppo grigia, troppo burocratica, troppo
 poco appassionante. Nella Prima Repubblica, vilipesa e dileggiata, i 
partiti si organizzavano bene, chiamavano i loro militanti a impegnarsi 
perché il loro simbolo fosse collocato nella scheda elettorale. La 
possibilità di incidenti e maneggi non si poteva escludere, ma c’era la 
forza dei controlli incrociati, la consapevolezza che anche nelle 
piccole cose si potesse misurare l’intensità di una battaglia comune. 
Invece la retorica della leggerezza, delle coalizioni che si formano 
all’ultimo momento, dei cartelli elettorali che si sbricioleranno un 
attimo dopo la chiusura delle urne ha autorizzato anche una leggerezza 
di comportamenti, una superficialità nello svolgimento delle funzioni, 
persino di quelle apparentemente più umili, ma in realtà decisive per 
dare struttura e sostanza a un progetto politico ed elettorale. Per 
questa leggerezza, e sempre che i ricorsi non diano ragione a chi si 
sente ingiustamente escluso, la sinistra romana che si era coagulata 
sulla figura di Stefano Fassina rischia seriamente di restare senza una 
rappresentanza politica. E a Milano gli equilibri della coalizione di 
centrodestra possono essere alterati per la trasandatezza di chi ha 
preparato le liste di Fratelli d’Italia. I ricorsi potranno essere 
accolti, resta l’insostenibile leggerezza dei partitini.
 
