venerdì 20 maggio 2016

Repubblica20.5.16
La sorpresa di Fassina e il flop di Berlusconi
L’appoggio dell’ultima ora del Cavaliere si è rivelato un danno per Alfio Marchini
di Stefano Folli

COLPISCONO due aspetti nella fotografia di Roma come emerge dal sondaggio a due settimane dal voto. Il primo è il dato positivo registrato dalla sinistra di Fassina. Oltre l’8 per cento all’indomani delle traversie e degli incidenti di percorso che stavano per escludere la lista dalla competizione. Ma soprattutto è il dato negativo di Marchini che attira l’attenzione. Poco più dell’11 per cento quando ci eravamo abituati a considerare la lista centrista in lotta per il ballottaggio e addirittura con qualche probabilità di prevalere al secondo turno.
Pare invece che non sia così. La percentuale fra l’11 e il 12 per cento, se fosse confermata nelle urne, collocherebbe l’imprenditore romano molto lontano dai concorrenti e segnerebbe un imprevedibile fallimento della sua campagna. Vorrebbe dire che il supporto ricevuto da Berlusconi, dopo il sacrificio di Bertolaso, non rappresenta alcun valore aggiunto o quasi. In fondo l’11 per cento o poco più era già la soglia raggiunta da Marchini in via autonoma, con il sostegno limitato ai gruppi centristi. C’è anche da dire che l’imprenditore aveva saputo dare un’impronta alla sua proposta elettorale, caratterizzandola sui temi concreti del governo della città. Lo aveva fatto in virtù della sua esperienza professionale e degli anni trascorsi in consiglio comunale, il che lo distingue da altri. Vero è che nessuno dei candidati al Campidoglio è riuscito finora a far emergere un progetto compiuto e davvero convincente, tuttavia Marchini ha dimostrato di avere le idee abbastanza chiare.
Cosa non ha funzionato, allora? Ci possono essere stati errori di comunicazione e qualche inciampo. Fra i primi, l’aver annunciato il “no” alla celebrazione delle unioni civili: una frase ambigua che può avergli alienato le simpatie del mondo laico senza compensarle con l’appoggio di un elettorato cattolico ormai molto frastagliato e diviso su tutto, anche sui temi morali.
Fra gli inciampi si può collocare invece la vicenda della Ferrari scambiata sul raccordo anulare con un’utilitaria al fine di “non ostentare la ricchezza”. Una goffaggine che può aver infastidito un certo numero di elettori, ma che non basta a spiegare la regressione delle preferenze.
Resta una sola ipotesi: che l’appoggio dell’ultim’ora ricevuto da Berlusconi si stia rivelando un danno anziché un vantaggio per Marchini. Un appoggio arrivato troppo tardi e a prezzo di una spaccatura profonda dell’elettorato di centrodestra. Se i dati del sondaggio fossero confermati, si avrebbe la prova che l’abbraccio berlusconiano non solo non è più un talismano, come fu ai tempi d’oro di Arcore, ma è addirittura una zavorra.
Marchini - in sostanza - avrebbe avuto più credibilità come candidato semi-solitario (“libero dai partiti”, secondo lo slogan che tutti in città hanno letto), piuttosto che come portabandiera di un centrodestra moderato e consapevole che a Roma c’è il Vaticano. Ma ci sono ancora due settimane per rovesciare le tendenze ed entrare in sintonia con i romani.