domenica 15 maggio 2016

Repubblica Cult 15.5.16
Ebadi: “Se visitate l’Iran non indossate il velo”
L’avvocata Premio Nobel per la pace lancia l’appello alle diplomatiche occidentali. Ieri al Lingotto file chilometriche per Ligabue
di Simonetta Fiori

TORINO «Se uscissi così per le strade di Teheran sarei arrestata e condannata alla galera: non portare il velo da noi è reato». Shirin Ebadi indossa un dolcevita color fucsia, la testa cotonata fresca di parrucchiere. È minuta, simpatica, una felice mescolanza di semplicità e sense of humour. «Posso chiedere una cortesia ai popoli europei? Recentemente il presidente iraniano è venuto a Roma e voi avete coperto le statue per rispetto. Poco più tardi una vostra delegazione è stata in visita in Iran: il governo avrebbe dovuto trattarvi da ospiti, non far coprire la testa delle donne. Io vorrei chiedere alla signora Mogherini: non accetti di portare il velo, è come pagare un dazio all’Iran». Nella sua vita Ebadi ha collezionato dei primati — prima donna iraniana a essere diventata magistrato, prima donna musulmana ad aver vinto il Nobel — e forse per questo si rivolge soprattutto alle arabe più giovani che affollano la sala: non mollate, abbiate speranza. A 69 anni vive in esilio, in un posto segreto, scortata perché bersaglio di minacce. Ma sfugge alla tentazione del martirio: «Nell’età in cui ci si prepara alla vecchiaia mi sono ritrovata improvvisamente senza studio legale, senza conto in banca, senza famiglia e senza patria. Perdere ognuna di queste cose può uccidere una persona. Poi mi sono detta: “Sei ancora viva, ricomincia da capo”». Storie di coraggio e ribellione. Storie di speranza che germogliano dal lutto. Testimonianze di combattenti da «un mondo grande e terribile», per dirla con Antonio Gramsci che vigila sul Salone con i suoi trentatré quaderni, per la prima volta esposti a Torino. L’attualità dei diritti calpestati, del terrorismo entra dentro il Lingotto filtrata da libri come Finché non saremo liberi di Shirin Ebadi (Bompiani), presentato ieri da Concita Di Gregorio. Anche Antoine Leiris racconta di sentirsi «più forte di tutti gli eserciti del mondo» grazie al suo bambino Melvil. Il 13 novembre dello scorso anno era a casa sonnecchiante quando improvvisamente vede scorrere in tv una notizia. Attentato al Bataclan. Sua moglie Hélène era là dentro. È cominciato così il suo viaggio con il dolore che ancora gli fa compagnia, perché «combatterlo, non farci i conti, avrebbe significato cancellare anche l’ultima traccia di Hélène», dice tormentandosi la fede d’oro bianco. Non avrete il mio odio (Corbaccio) è il racconto d’una tragedia e l’appello alla speranza. «Prima era lei il mio rapporto con il mondo, oggi è la scrittura che assolve questo ruolo, la scrittura che le dà vita».
È un Salone diverso, questo della XXIX edizione, nato da molte difficoltà economiche e forse per questo più inventivo. Che è poi quello che raccomanda Michel Serres, l’ottuagenario filosofo francese che nei suoi libri distingue tra informazione e conoscenza. «Le due cose non coincidono. E perché l’informazione diventi sapere è necessaria una mediazione: di insegnanti, pedagoghi, traduttori di ogni specie. Succede oggi nell’era del web ma accadeva anche secoli fa quando è stata inventata la scrittura. Quella del mediatore è il mestiere più antico del mondo», aggiunge malizioso nell’incontro con Corrado Augias, consapevole che il primato è condiviso con una professione meno nobile. Alla linea retta il suo Il mancino zoppo (Bollati) preferisce la deviazione perché «pensare significa proprio questo, avanzare di traverso e un po’ sghembo, rompere le simmetrie». A condizione che il metodo sia rigorosissimo. Il metodo, alla sua maniera, non manca al leghista Salvini che cerca il martirio allo stand Rizzoli con il suo vangelo Secondo Matteo, confortato da qualche contestazione.
Ieri le file chilometriche sono state per Ligabue, autore di Scusate il disordine (Einaudi). Ma c’è stato grande riscontro anche per la fisica di Carlo Rovelli e per il Tucidide di Luciano Canfora. Arrivano i primi dati: presenza record di editori e agenti letterari, specie da Francia, Germania e Spagna. Tra i più venduti all’estero, i romanzi di Simonetta Agnello Hornby e di Salvatore Striano. L’anfitrione Ernesto Ferrero corre da un appuntamento all’altro. Ha diretto la fiera gratuitamente, essendo un pensionato. Già pronto per la prossima edizione? «Me lo impedisce la legge. E me lo impediscono le mie finanze». Dobbiamo credergli? Se è il suo ultimo Salone, l’uscita di scena è tra le più riuscite.