sabato 7 maggio 2016

Repubblica 7.5.16
Il progetto e il sogno
Per affrontare il futuro serve un doppio sguardo: il primo ravvicinato, per programmare ogni aspetto. Il secondo lungimirante e visionario. Da giovedì 12 il tema è al centro della rassegna di Torino
“Non abbiamo invitato utopisti astratti e fumosi, ma persone concrete, che vedono al di là dei limiti del presente”, dice Ernesto Ferrero
di Stefania Parmeggiani

Scrittori, poeti, storici, filosofi, editori ma anche uomini di scienza. Così tanti come non si erano mai visti nelle edizioni precedenti. E non è casuale: il Salone del libro di Torino, dal 12 al 16 maggio al Lingotto, ha deciso di superare l’equivoco intellettuale che vuole la cultura umanistica divisa da quella scientifica. E di farlo chiamando a raccolta i visionari, cioè quelle persone che sanno spingere lo sguardo nel futuro, oltre l’orizzonte che noi tutti vediamo. «Abbiamo scelto il tema “Visioni” come una provocazione», spiega Ernesto Ferrero, direttore editoriale del Salone. «Viviamo in un Paese appiattito sul presente, incapace di guardare lontano. In politica, ad esempio, si gioca tutto sulle prossime scadenze elettorali. Non abbiamo invitato degli utopisti astratti e fumosi, ma visionari molto concreti».
E così accanto ai grandi ospiti internazionali, dall’americana Marilynne Robinson al premio Nobel per la pace Shirin Ebadi e ai protagonisti della cultura araba, ci saranno uomini di scienza e divulgatori. Visionari come il fisico Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto italiano di Tecnologia e l’astronauta Samantha Cristoforetti, ma anche come Guido Tonelli, responsabile dell’esperimento che al Cern ha permesso di scoprire, con quello di Fabiola Gianotti, il bosone di Higgs. E ancora Renato Bruni, docente di botanica a Parma, Carlo Ratti, che dirige il Senseable City Lab di Boston indagando le città del futuro, e gli imprenditori Marino Golinelli e Brunello Cucinelli. Persone con sapienze diverse ma che ognuna a suo modo si è distinta per la capacità di affrontare in modo creativo i temi cruciali del presente. A volte unendo alle proprie competenze l’abilità di narrare il pensiero scientifico. È il caso di Carlo Rovelli, fisico teorico di fama mondiale, autore del bestseller Sette lezioni di fisica (Adelphi). «La scienza prima di essere tecnica è sempre visionaria», spiega, «perché il suo sforzo è trovare strumenti concettuali migliori per comprendere il mondo. Non si tratta solo di fare conti e prendere misure, ma di creare ed elaborare pensieri nuovi».
E la letteratura? «Fa la stessa cosa. Utilizza altri strumenti e altri metodi, ma permette di comprendere meglio l’uomo e la società». E, infatti, tra i visionari ci sarà pure Marco Malvaldi, giallista e chimico, che per anni ha esplorato le proprietà fisiche della materia. Al Salone farà un excursus storico che dimostra come scienza e poesia, da Omero e Borges, siano riuscite a mettere in campo un’alleanza profetica nell’antivedere le invenzioni più sofisticate. Tema al centro del suo ultimo libro L’infinito a portata di mano (Rizzoli). «I visionari, che siano poeti o scienziati poco importa», dice, «hanno la stessa capacità di osservare il mondo e di porsi domande. Non si tratta di talento, ma di una capacità immaginativa che si può allenare, soprattutto nei primissimi anni di vita». Solo dopo avere lasciato libera la fantasia entrano in gioco le specificità dei diversi linguaggi e la capacità di verificare un’ipotesi. «Albert Einstein, molto prima di formulare la teoria della relatività ristretta», ricorda, «aveva immaginato di cavalcare un raggio di luce».
«La letteratura quando è vera è sempre predittiva», aggiunge Chiara Valerio, scrittrice di formazione scientifica che nel suo romanzo Almanacco del giorno prima (Einaudi) aveva dato corpo a un broker che compra l’assicurazione sulla vita di chi non se la può più permettere. «Quando ho scoperto che esistono persone che speculano sulla vita degli altri ho ripensato a Le anime morte di Gogol: Cicikov acquista i nomi dei contadini morti dopo l’ultimo censimento. È un esempio chiarissimo di come la letteratura sappia anticipare la realtà, essere predittiva e quindi visionaria». Gli scrittori dunque, ma anche Carlo Petrini, che festeggia i trent’anni di Slow Food, il filosofo Michel Serres, lo storico d’arte Philippe Daverio, il fotografo Oliviero Toscani, l’antropologo Marc Augé, l’architetto Stefano Boeri, lo storico Carlo Ginzburg... «Ognuno a suo modo», spiega Ferrero, «è una persona capace di vedere al di là dei limiti del presente, cosa che possiamo dire anche degli editori. Almeno di quelli che non si limitano a seguire il mercato, ma costruiscono il loro catalogo con lungimiranza».
Al Lingotto saranno oltre mille gli editori e tra di loro pure Amazon, che debutta con il nuovo marchio di editoria cartacea APub. Ognuno parteciperà con i suoi autori, traduttori ed editor agli oltre 1.200 appuntamenti in programma. Molti sono proiettati al futuro, altri organizzati per rendere omaggio ad alcuni tra gli scrittori più visionari mai esistiti: Ludovico Ariosto, di cui si festeggiano i 500 anni dalla prima pubblicazione dell’Orlando Furioso, William Shakespeare, che a 400 anni dalla morte sarà ricordato con alcune letture di Massimo Popolizio, e Miguel de Cervantes, di cui ricorre il quarto centenario della morte.