Repubblica 6.5.16
Franceschini: “Basta tabù la sinistra non snobbi il pop”
Il
dialogo tra il ministro e Carlo De Benedetti ha inaugurato ieri il
Festival di Dogliani sui media in programma fino a domenica
di Paolo Griseri
DOGLIANI
(CUNEO) Abbattere i tabù della sinistra sulla cultura. «Non capisco –
dice il ministro Dario Franceschini – quelle persone di sinistra che si
infastidiscono se davanti a una mostra si forma la fila o se portiamo il
ristorante in un museo. Mi stupisce che sia la sinistra a infastidirsi
per il fatto che la cultura diventa popolare». «È una forma di
elitarismo, una delle arretratezze di una parte della sinistra»,
commenta il presidente del Gruppo Espresso, Carlo De Benedetti.
Inizia
con questo scambio di battute il Festival della Tv e dei nuovi media di
Dogliani. I due interlocutori parlano, ciascuno nel proprio campo,
delle modifiche che il panorama culturale subirà nei prossimi anni.
Franceschini rivendica di essere «dopo molto tempo, il primo ministro
dei Beni culturali che non deve giustificare i tagli ma spiegare perché
quello della cultura è diventato un ministero economico. Sono orgoglioso
del fatto di essere stato invitato all’Assemblea generale di
Confindustria a parlare della cultura come motore economico».
Carlo
De Benedetti illustra i cambiamenti che si prevedono per il mondo
dell’editoria: «Il quotidiano come lo abbiamo conosciuto negli ultimi
decenni rimarrà tale se è un quotidiano locale. Le notizie locali non
hanno quasi mai la concorrenza di altri media». Al contrario «i
quotidiani nazionali cambieranno radicalmente. Non dovranno annunciare
le notizie, che tutti già conoscono, ma raccontarne il contesto e
provarne a spiegare le conseguenze». Questo cambierà molto il panorama:
«Ai tempi del caso Moro Repubblica e
Corriere
vendevano intorno al milione di copie al giorno. Oggi siamo a un
quinto. Il futuro è in quotidiani nazionali di approfondimento che
vendono meno e costano di più». Claudio Cerasa, direttore del Foglio,
incalza sull’intesa editoriale tra L’Espresso e la Stampa:
«Un’operazione che mi rende orgoglioso. Capita soprattutto a me che,
torinese, sono nato con La Stampa come giornale di riferimento».
Franceschini
e De Benedetti concordano in molti giudizi sulla tv: «Non guardo i talk
show – dice il ministro – per esperienza diretta sono spesso delle
recite e francamente, dopo una giornata di attività politica, preferisco
alla sera guardarmi un film». «Non guardo i talk show perché sono
frequentati dalla stessa compagnia di giro», aggiunge De Benedetti.
Cerasa non poteva evitare di porre domande sui temi dell’attualità
politica. Franceschini difende Renzi: «Quanti primi ministri di sinistra
si sarebbero arenati di fronte al jobs act per paura della Cgil? Quanti
avrebbero evitato di portare a fondo le riforme per non spaccare il Pd?
Questo governo prova a fare le cose». Infine una domanda per
l’Ingegnere: come giudicherebbe l’arrivo dei 5 stelle al governo?
«Imbarazzante».