Repoubblica 6.5.16
Tomaso Montanari
“Serve più tutela non sfruttamento”
intervista di S. Gr.
ROMA.
«Lo sviluppo della cultura che la Repubblica è chiamata a promuovere,
secondo l’articolo 9 della Costituzione, non può essere inteso come mero
sfruttamento economico del patrimonio. Invece, pare questa la logica
del governo Renzi che sacrifica la tutela del paesaggio e del
patrimonio, subordinandola alla filosofia dei beni culturali come pozzi
petroliferi». Spiega così lo storico dell’arte Tomaso Montanari le
ragioni che lo hanno spinto a lanciare la manifestazione.
Da cosa è nata l’idea?
«Subito
dopo l’insediamento, incontrai il ministro Franceschini e mi disse che
Renzi voleva eliminare le soprintendenze. Ma disse anche che si sarebbe
opposto, che avrebbe fatto di tutto per riformarle senza depotenziarle.
Invece è quello che è successo con la legge Madia, che le subordina ai
prefetti, e con la riforma Franceschini, che ne cancella le specificità –
accorpando le archeologiche a quelle storico- artistiche e
architettoniche – e separa tutela e valorizzazione. Come ha scritto
Salvatore Settis, la linea di pensiero che emerge considera le
soprintendenze e la tutela come una “bad company”, distinta dalla “good
company” che sarebbero i musei».
L’intento è rendere autonomi i grandi musei perché siano valorizzati al meglio.
«Sì,
ma il problema della riforma è che misura il loro successo solo in base
a quanto incassano. Mentre non ci può essere valorizzazione senza
tutela. Il Louvre è straordinario perché punta sulla ricerca, che in
Italia è mortificata: basti pensare alle soprintendenze lasciate senza
risorse e personale».
Ci sarà però l’assunzione di 500 funzionari.
«Numeri
risibili, non sostituiranno neppure chi andrà in pensione. Per
completare l’organico del Mibact servirebbero almeno 1.400
professionisti, ma il reale fabbisogno secondo noi è di 7mila».
E il miliardo stanziato dal Cipe per la cultura?
«Concentrarlo
su 33 progetti, mentre intorno si lascia il patrimonio in abbandono
perché non si finanzia l’ordinaria amministrazione, è come rivestire un
uomo nel deserto con uno smoking, senza però dargli da bere. Si danno
100 milioni a Firenze per l’Auditorium e i Grandi Uffizi, ma intanto a
Pisa la chiesa di San Francesco, con la tomba del Conte Ugolino, è in
parte crollata e non si fa nulla. Bisogna far vivere quel patrimonio
diffuso che è la vera ricchezza, forse non economica ma culturale, del
Paese».