venerdì 6 maggio 2016

Repubblica 6.5.16
In corteo per la cultura “Stop alle Grandi Opere salviamo il patrimonio”
Domani a Roma la protesta di associazioni e intellettuali “Il governo depotenzia le soprintendenze, arte a rischio”
di Sara Grattoggi

ROMA. Nonostante i recenti investimenti e le 500 assunzioni annunciate dal ministro ai Beni culturali, Dario Franceschini, il dissenso nei confronti delle politiche del governo non si placa. Anzi. Il fronte della cultura contrario alla riforma scenderà in piazza domani nella manifestazione “Emergenza cultura: difendiamo l’articolo 9” per denunciare come «il paesaggio e il patrimonio storico-artistico della nazione siano oggi in gravissimo pericolo». Con un corteo che dalle 11 sfilerà per le strade di Roma, da piazza della Repubblica a piazza Barberini, preceduto oggi da un convegno a cui parteciperanno esperti e professionisti dei beni culturali, da Salvatore Settis – fra i principali promotori dell’iniziativa – a Vezio De Lucia, Vittorio Emiliani e Rita Paris. Per chiedere al governo Renzi di sospendere l’attuazione dello Sblocca Italia, della legge Madia e della riforma Franceschini: i tre provvedimenti nel mirino delle tante associazioni, che insieme a sindacati e nomi illustri della cultura, da Massimo Bray a Alberto Asor Rosa, hanno aderito all’iniziativa lanciata dalla piattaforma emergenzacultura.org. «Chiediamo che si rinunci al ricorso alla legislazione d’emergenza e d’urgenza per aprire le porte alle devastanti Grandi Opere, come prevede lo Sblocca Italia. E che invece venga finanziata l’unica grande opera vitale per il futuro del Paese: salvare il territorio e metterlo in sicurezza, sia dal punto di vista idrogeologico che da quello sismico» scrivono i promotori. Auspicando che si faccia marcia indietro anche sull’idea cardine della riforma Franceschini, e cioè, per dirla con le parole di Emiliani, «la pericolosa separazione fra tutela e una valorizzazione che rischia di trasformarsi in mercificazione». Mentre l’urbanista De Lucia, presidente dell’associazione Bianchi Bandinelli, pone l’accento sul «depotenziamento delle soprintendenze effetto della legge Madia, con la loro subordinazione ai prefetti – e quindi, all’esecutivo – e il silenzio- assenso» che scatterà dopo 90 giorni. Altro tema al centro della protesta è il lavoro: «Chiediamo che le competenze dei professionisti dei beni culturali non vengano sostituite ricorrendo a forme più o meno surrettizie di sfruttamento, mascherato da volontariato o da formazione» spiegano i promotori, sollecitando assunzioni immediate per gli almeno «1.400 professionisti necessari a completare l’organico del Mibact». Fra le altre richieste, finanziamenti per archivi e biblioteche e il ripristino delle ore di storia dell’arte tagliate nelle scuole dalla riforma Gelmini. «Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ama usare la retorica della Bellezza, e contemporaneamente sostiene che “soprintendente” sia la parola più brutta della burocrazia – concludono gli organizzatori nel loro manifesto - Noi ci rivolgiamo al Paese per smascherare questa gigantesca mistificazione: se l’Italia è ancora bella, è perché le generazioni che ci hanno preceduto hanno saputo scrivere regole lungimiranti e investire sul lavoro di chi era chiamato ad applicarle e a farle rispettare».