Repubblica 6.5.16
Tess Asplund
“Ho sfidato quei nazisti nei loro occhi ho visto il peggio dell’Europa”
L’attivista svedese diventata simbolo per la sua sfida al corteo dell’ultradestra: “Spero nei giovani”
intervista di Andrea Tarquini
«HO
reagito all’improvviso, senza pensarci troppo: vedendoli in piazza, lo
sdegno mi ha tolto tempo d’aver paura». Così Tess Asplund, la signora
svedese di origini africane divenuta famosa nel mondo per aver fermato
da sola un corteo di trecento neonazisti nella città svedese di
Borlänge, narra quei momenti. E il dramma di Scandinavia ed Europa
investiti dal razzismo.
Come ha deciso di sfidarli?
«È
stato per impulso. Li ho visti sfilare, mi sono detta che non è
ammissibile che razzisti, estremisti predicatori di odio come loro
sfilino in piazza. E mi sono messa in mezzo alla strada, decisa a
tentare di fermare il loro corteo».
Ci vuole coraggio per non aver tempo d’aver paura?
«A volte si agisce senza pensarci su. Non m’immaginavo nemmeno che quelle foto pubblicate dai reporter di
Expo
(il mensile dell’omonima Ong antirazzista, fondato e poi diretto
dall’autore della trilogia di Millennium Stieg Larsson, ndr) avrebbero
fatto il giro del mondo online. Mi ha sorpreso».
Come hanno reagito i nazisti in quei secondi?
«Mi
hanno fissato con i loro occhi gelidi e carichi d’ira, ma senza dire
una parola. Io ho ricambiato lo sguardo freddo. Non hanno pronunciato
nessun insulto e nessuna minaccia. Tutto è avvenuto in pochi secondi:
dalla loro terza fila uno di loro è venuto avanti verso di me, deciso a
spingermi via. Gli agenti sono stati più veloci, si sono posti in
mezzo».
Ha temuto o teme loro reazioni violente, anche oggi o domani?
«Solo adesso ripensandoci, da quando le foto sono su Internet».
Ha ricevuto minacce, online, su Facebook o in altro modo?
«Non
ancora. Mi aspetto che arriveranno, stranamente non è ancora accaduto.
So che mi attaccano sui loro siti. Non li visito, mi informano amici. Ho
famiglia, voglio conservare la calma. Ma lottando contro il razzismo
impari a convivere con la paura. Anche in Svezia è diventato normale.
Alcuni amici militanti vivono a indirizzi segreti, protetti da agenti
speciali».
Da quando è attivista antirazzista?
«Dall’età
di sedici anni. Prima ho partecipato a manifestazioni, poi sono entrata
nell’organizzazione Fokus Afrofobi, di cui ora sono vicepresidente e
portavoce. Impari pian piano che la paura è normale. Sono attiva anche
nel movimento per il diritto d’asilo a Stoccolma: aiutiamo i rifugiati.
Da 26 anni è l’attività centrale nella mia vita».
Questo è stato il primo faccia a faccia coi nazisti?
«In
questo modo sì. Ma li conosco. Non temono nemmeno un’opinione pubblica
più coraggiosa contro di loro. Credono di avere una missione, non li
fermano neanche proteste di massa».
I loro gruppi, e i populisti (SverigeDemokraterna, SD) crescono. Cambia l’anima della Svezia, e dell’Europa?
«Difficile
rispondere. Ma certo sono pericolosi. La crescita di SD ha cambiato gli
umori. Temo che entrino in una coalizione di governo un giorno.
Potrebbero diventare persino primo partito. Il volto peggiore delle
società europee si mostra anche nel Nord. La gente ha perso la Memoria,
potrebbe svegliarsi davanti alla minaccia quando sarà troppo tardi. Per
questo voglio sfidarli, anche in piazza».
L’emergenza migranti è la prima causa del volo dell’ultradestra?
«Può
darsi. La gente vede nei migranti esseri umani illegali, anche da noi.
Fa tremare pensare dove si può arrivare cominciando a dichiarare
illegale un essere umano. Sono ottimista solo perché spero negli
adolescenti e nei giovani. I ragazzi sono più aperti, non s’identificano
con la vergogna dell’Europa dei muri. Dobbiamo dare loro informazione e
Memoria. Milioni di europei dimenticano persino che 100-150 anni fa la
povertà trasformò in migranti i loro antenati, l’oblìo è veloce
nell’animo d’Europa».