I pm: “Gemelli e Lo Bello sfruttarono l’amicizia con il ministro Delrio”
Inchiesta Potenza: le manovre sull’esponente del governo per la proroga del commissario del porto di Augusta
di Giuliano Foschini Marco Mensurati
ROMA.
Gianluca Gemelli e “il quartierino” del petrolio — come la sua
fidanzata, l’ex ministra Federica Guidi definì gli indagati dalla
procura di Potenza — «sfruttarono la relazione di conoscenza» che Ivan
Lo Bello, vicepresidente di Confindustria, «aveva con il ministro
Delrio». A confermare e circostanziare la ricostruzione della Squadra
mobile di Potenza, sono i pm Laura Triassi e Francesco Basentini,
secondo i quali, Gemelli e Lo Bello ottennero da Delrio, che non è
indagato, che venisse «strappata la bozza del provvedimento di nomina (a
commissario del porto di Augusta, ndr) a favore del Macauda e che
venisse prorogata la carica del Cozzo».
La
vicenda è quella del pontile su cui Gemelli voleva mettere le mani. Per
farlo, però, doveva ottenere che il ministero di Delrio non procedesse
alla nomina di un nuovo commissario, come invece stava per accadere
(c’era in pole position Raffaele Macauda), ma che prorogasse il vecchio,
Alberto Cozzo. «Tramite il quale — scrivono i magistrati nell’invito a
comparire notificato proprio a Cozzo — avrebbero potuto ottenere una
concessione portuale sul pontile di Punta Cugno e realizzare un deposito
di prodotti petroliferi». Di fronte a questa evenienza, secondo i pm,
Gemelli, insieme con l’amico lobbista Nicola Colicchi, avrebbe fatto
pressione sul governo. I due, si legge ancora nello stesso documento,
avrebbero «sfruttato la relazione di conoscenza che il Lo Bello aveva
con il ministro Graziano Delrio(...) e indebitamente ottenevano che
venisse “strappata” la bozza del provvedimento di nomina a favore del
Macauda». Secondo la procura la pressione di Lo Bello e Gemelli su
Delrio avrebbe avuto dunque effetto. Circostanza questa che però il
ministro aveva negato. Ieri, nell’interrogatorio programmato, i pm
avrebbero voluto chiedere conto di questa vicenda allo stesso Cozzo. Ma
l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere presentando una
memoria difensiva nella quale ha negato ogni addebito. «Sulla sua nomina
— ha spiegato il legale Dario Pastore — dobbiamo essere chiari: non è
per concorso, ma politica, come tante, e le relazioni sono intrattenute
con soggetti istituzionali».
Sempre ieri i
legali di Nicola Colicchi hanno presentato una richiesta per trasferire
per competenza l’inchiesta a Roma. Nelle settimane scorse si era tenuto
un vertice tra il procuratore di Potenza Luigi Gay e il collega romano
Giuseppe Pignatone. I magistrati avevano già preso in considerazione la
possibilità di mandare nella capitale tutti gli atti relativi al filone
sul traffico di influenze.