venerdì 6 maggio 2016

Repubblica 6.5.16
I pm: “Gemelli e Lo Bello sfruttarono l’amicizia con il ministro Delrio”
Inchiesta Potenza: le manovre sull’esponente del governo per la proroga del commissario del porto di Augusta
di Giuliano Foschini Marco Mensurati

ROMA. Gianluca Gemelli e “il quartierino” del petrolio — come la sua fidanzata, l’ex ministra Federica Guidi definì gli indagati dalla procura di Potenza — «sfruttarono la relazione di conoscenza» che Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria, «aveva con il ministro Delrio». A confermare e circostanziare la ricostruzione della Squadra mobile di Potenza, sono i pm Laura Triassi e Francesco Basentini, secondo i quali, Gemelli e Lo Bello ottennero da Delrio, che non è indagato, che venisse «strappata la bozza del provvedimento di nomina (a commissario del porto di Augusta, ndr) a favore del Macauda e che venisse prorogata la carica del Cozzo».
La vicenda è quella del pontile su cui Gemelli voleva mettere le mani. Per farlo, però, doveva ottenere che il ministero di Delrio non procedesse alla nomina di un nuovo commissario, come invece stava per accadere (c’era in pole position Raffaele Macauda), ma che prorogasse il vecchio, Alberto Cozzo. «Tramite il quale — scrivono i magistrati nell’invito a comparire notificato proprio a Cozzo — avrebbero potuto ottenere una concessione portuale sul pontile di Punta Cugno e realizzare un deposito di prodotti petroliferi». Di fronte a questa evenienza, secondo i pm, Gemelli, insieme con l’amico lobbista Nicola Colicchi, avrebbe fatto pressione sul governo. I due, si legge ancora nello stesso documento, avrebbero «sfruttato la relazione di conoscenza che il Lo Bello aveva con il ministro Graziano Delrio(...) e indebitamente ottenevano che venisse “strappata” la bozza del provvedimento di nomina a favore del Macauda». Secondo la procura la pressione di Lo Bello e Gemelli su Delrio avrebbe avuto dunque effetto. Circostanza questa che però il ministro aveva negato. Ieri, nell’interrogatorio programmato, i pm avrebbero voluto chiedere conto di questa vicenda allo stesso Cozzo. Ma l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere presentando una memoria difensiva nella quale ha negato ogni addebito. «Sulla sua nomina — ha spiegato il legale Dario Pastore — dobbiamo essere chiari: non è per concorso, ma politica, come tante, e le relazioni sono intrattenute con soggetti istituzionali».
Sempre ieri i legali di Nicola Colicchi hanno presentato una richiesta per trasferire per competenza l’inchiesta a Roma. Nelle settimane scorse si era tenuto un vertice tra il procuratore di Potenza Luigi Gay e il collega romano Giuseppe Pignatone. I magistrati avevano già preso in considerazione la possibilità di mandare nella capitale tutti gli atti relativi al filone sul traffico di influenze.