Repubblica 5.5.16
Eugenio Scalfari e monsignor Nunzio Galantino faccia a faccia sulla rivoluzione cristiana e sulla Chiesa di papa Francesco
di Raffaella De Santis
Il
fondatore di “Repubblica” e il segretario della Cei protagonisti di
“Processo al potere”, una rassegna condotta da Lucia Annunziata
«Papa
Francesco è un papa rivoluzionario, il papa di una chiesa diversa, non
temporalista ma missionaria». Eugenio Scalfari ha parlato così ieri sera
al teatro Eliseo di Roma, nella prima tappa del ciclo d’incontri
Processo al potere, curato e condotto da Lucia Annunziata e ideato dagli
editori Laterza.
Ma che tipo di potere incarna Bergoglio? Che
cambiamento ha portato nella Chiesa? A discuterne insieme a Scalfari
c’era monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei.
«Più
che un processo al potere è un’indagine sul potere», ha detto Lucia
Annunziata aprendo la serata. Un’indagine centrata sulla figura di un
papa carismatico, molto vicino, per diversi motivi, sia a Scalfari che a
monsignor Galantino.
Il fondatore di Repubblica ha ricordato i
primi passi di un rapporto, quello col pontefice, nato con un articolo,
sviluppatosi in tre incontri e animato da un colloquio continuo che è
diventato nel tempo amicizia: «Non pensavo minimamente che il papa
avrebbe risposto ai miei articoli. Fino a quando ho ricevuto una sua
lettera di nove pagine che terminava con un invito a incontrarci».
Monsignor Galantino ha invece ricordato la visita di Francesco a Cassano
Ionio, nella diocesi in cui il segretario Cei era stato vescovo: «Andò
per chiedere scusa alla gente di avermi portato via».
Ma che tipo
di potere incarna Francesco? Per Scalfari questo papa è gesuita fino in
fondo: «I gesuiti sono persone che prima di tutto devono entrare in
sintonia con la comunità di cui parlano. Bergoglio ha questa capacità:
vuole che i fedeli siano di nuovo gli officianti dei sacramenti, come
accadeva nelle prime comunità cristiane. La scelta di fondo del papa è
una chiesa soprattutto orizzontale, la chiesa del sinodo».
Di
certo, si tratta di un papa che ama la trasparenza e detesta la retorica
e i luoghi comuni. A questo proposito monsignor Galantino ha detto:
«Può essere chiamato guerriero e rivoluzionario, non importa, il punto è
che Bergoglio sta riportando la chiesa al cristianesimo. Non a una
visione irenica, disincarnata, ma al Vangelo». Anche per Scalfari
l’apertura agli altri, al dialogo con i fedeli, è un tratto
imprescindibile di questo pontificato: «È il papa della misericordia,
che parla ai musulmani come ai cristiani».
È un papa di sinistra,
ha chiesto Lucia Annunziata? Monsignor Galantino ha riposto
sottolineando che «le semplificazioni non giovano. Ma il gesto di
sedersi su una sedia a piazza San Pietro a confessare i ragazzi è in
linea con la sua idea di papato: ha voluto dire a quei ragazzi che era
lì per loro, per tutti, anche per chi sta inguaiato ».
Francesco
un giorno ha detto: «Chi sono io per giudicare?». Un’espressione che
Galantino ha tradotto così: «Il papa vuole integrare le fragilità, non
giudicarle. Questo è il vero senso del discernimento gesuita».
Infine,
Scalfati ha eluso con ironia la domanda su una sua possibile
conversione e ha chiuso la serata riflettendo sul rapporto tra modernità
relativista e fede. Nei prossimi tre appuntamenti, ogni mercoledì fino
al 25 maggio, il Processo al potere rifletterà sulle figure di Angela
Merkel, Beppe Grillo e Matteo Renzi.