Repubblica 4.5.16
Brindisi.
Intercettato lo sfogo di un sacerdote contro il capo della diocesi: “Ha allontanato me e non gli altri”
Inchiesta pedofilia il prete al telefono “Ho avvisato il vescovo ma non ha fatto niente”
di Giuliano Foschini
ROMA.
Quattro preti coinvolti: uno già condannato, un altro imputato e due
indagati. E un’intercettazione telefonica che rischia di mettere in
imbarazzo l’attuale vescovo, monsignor Domenico Caliandro. C’è un’aria
pesante da qualche mese attorno alle chiese della diocesi di Brindisi.
Un’aria che preoccupa i fedeli («che cosa sta succedendo?» chiedono
anche sui social network), allarma la Curia, impegnata a mettere le
pezze a una vicenda molto imbarazzante, e muove la procura, che ormai da
due anni si trova a indagare su un caso alla Spotlight.
Tutto
nasce da una denuncia anonima, rilanciata da un servizio delle Iene,
contro don Giampiero Peschiulli, 73 anni, parroco a Santa Lucia, nel
centro di Brindisi. Alcuni ragazzini raccontano di aver subito abusi e
molestie. Il prete nega, parte l’indagine e la procura lo arresta: abusi
sessuali su minorenni compiuti approfittando «dell’autorità morale e
religiosa connessa all’essere il parroco». Alcuni raccontano che le
molestie erano partite nel 2002, di averle denunciate anche al vescovo
dell’epoca, Rocco Talucci, che – mettono a verbale – «aveva espresso
meraviglia sul fatto che i giovani avessero parlato delle molestie,
aveva invitato le vittime a non denunciare la vicenda e a non parlarne
con altri». Talucci verrà poi sentito dagli investigatori e proverà a
sminuire. La guida della diocesi intanto cambia e la storia sembra
finita. Sembra, perché pochi mesi dopo altri due prelati finiscono sotto
inchiesta per le stesse accuse. Uno è il favorito di monsignor Talucci:
don Francesco Caramia. È accusato di molestie a un ragazzino di 11
anni: indagine nata da una denuncia presentata da un pediatra. Il
fascicolo arriva sul tavolo di un magistrato scrupoloso, Milto de Nozza,
che ha un’intuizione: possibile che non ci sia alcuna correlazione tra i
due casi? Chiede ai carabinieri di approfondire le storie. Ed
effettivamente qualcosa emerge. Il nome di don Caramia era già
nell’inchiesta della procura di Brindisi in un’intercettazione
telefonica inquietante. Il 13 novembre del 2014 Peschiulli era al
telefono con un amico. Era tornato a Terracina, sua città natale, perché
sul giornale erano finite le denunce dei ragazzini di Brindisi contro
di lui. La conversazione è di quelle confidenziali («Gianpiero dice ad
Andrea che a Terracina sta facendo il prete in tutti i sensi...»,
annotano i carabinieri). «Basta con questa pagliacciata - gli dice
l’amico - Torna». «L’avvocato – risponde Gianpiero – dice aspetta che
finiamo le indagini. Tanto poi dopo faremo mettere noi i titoloni grandi
(…) Che poi avessi fatto entrare qualcuno in casa. È quello che mi
distrugge. Avessi fatto come tanti che vanno in discoteca pure
travestendosi, non ho fatto niente (…) Casa e chiesa, chiesa e casa».
Interviene l’amico: «Veramente ci stanno poi certi tipo Caramia che lo
fanno proprio alla luce del sole e nessuno rompe i coglioni ». «Eh no –
dice don Peschiulli -Ma io l’ho scritto nella lettera. Eccellenza, di
scandali, beh, cominci a guardare le altre parrocchie come Bozzano e
altre parrocchie (…) Mo’ basta». Che significa? «Peschiulli – scrivono i
Carabinieri in un’informativa – rimarcava più volte la circostanza che
l’attuale vescovo, monsignor Caliandro, avesse preso provvedimenti nei
suoi confronti e non invece verso gli altri preti del luogo, tra cui don
Francesco Caramia, che si erano resi responsabili di comportamenti
gravi e censurabili, citando anche i «viaggi con i ragazzini » noti al
pubblico. Eppure, nei loro riguardi, non era stata presa alcuna
decisione.
Il monsignore dunque sarebbe stato avvisato, ma don
Francesco è comunque rimasto al suo posto sino al momento della nuova
denuncia del pediatra. E della nuova indagine. Al suo posto era rimasto
anche don Franco Legrottaglie, 67 anni, di Ostuni. Dopo una condanna a
un anno e dieci mesi (sospesa) nel 2000 (per una vicenda del 1991) per
«atti di libidine violenta», un lungo periodo spirituale in Africa, nel
2010 Legrottaglie viene nominato dal vecchio vescovo cappellano
all’ospedale Perrino di Brindisi e poi riprende a celebrare in una
parrocchia di Ostuni. Fin quando nel suo computer, meno di un anno fa,
vengono trovate centinaia di foto pedopornografiche: lunedì la procura
ha chiesto la condanna a quattro anni. Le cartelle con i file dei bimbi
avevano i nomi dei santi.