Repubblica 4.5.16
inchiesta sulla società che gestisce la sede di Giachetti
L’ex Dogana ospita eventi e movida romana ma la società è sotto inchiesta
Abusi e subaffitti illegali a rischio anche la sede del candidato dem
di Giovanna Vitale
ROMA.
Può accadere di tutto nella giungla romana abitata da poteri spesso
corrotti, burocrazia compiacente, vigili urbani pronti a chiudere un
occhio se non entrambi, imprenditori disposti a qualsiasi cosa pur di
far prevalere i propri interessi.
Può persino succedere che a
restare impigliato in quella vasta zona grigia — fatta di regole
calpestate e autorizzazioni discutibili — sia uno dei candidati in corsa
per lo scranno più alto del Campidoglio. L’uomo che, inaugurando la sua
campagna nell’antico scalo merci dell’Urbe, ribattezzata “stazione
Giachetti” con chiaro riferimento alla Leopolda renziana, ha rivendicato
come primo requisito l’onestà. Dote che, per quanto riguarda il
vicepresidente della Camera, non è comunque in discussione.
Il
fatto è che, sull’onda di una competizione elettorale piuttosto confusa e
affogata nei miasmi romani, l’aspirante sindaco democratico ha deciso
di piazzare il suo quartier generale proprio all’interno dell’ex Dogana,
mega complesso di archeologia industriale nel cuore di San Lorenzo:
montando computer e wi-fi al piano terra di una palazzina da tremila
metri quadri inizio ‘900, prospiciente la strada, già utilizzata come
uffici dai Monopoli di Stato. Presa in affitto meno di un mese fa dalla
Dead Poets Society, srl molto attiva nella promozione di eventi
artistici e culturali, che negli attigui capannoni circondati da bassi
edifici allestisce mostre, organizza feste partecipate nel weekend da
migliaia di giovani, ospita manifestazioni di prestigio quali rassegne
fotografiche e persino sfilate d’alta moda. Le ultime a fine gennaio,
protagonisti i venerati Renato Balestra e Lella Curiel, maestri
dell’haute couture tricolore.
Un problema perché, sin da marzo, su
alcuni locali della Dogana Vecchia, la cui proprietà è di Cassa
Depositi e Prestiti Immobiliare, ramo di Cdp erede di Fintecna, è stata
aperta un’inchiesta della polizia giudiziaria, che ha già trasmesso
tutti gli atti in Procura.
Oggetto dell’indagine: l’uso e i
presunti abusi commessi dalla società che ha in gestione l’intero
complesso immobiliare. Dove, secondo gli inquirenti, forti anche di una
dettagliata relazione tecnica del II municipio, si sarebbero consumate
svariate irregolarità: relative alla destinazione di alcuni capannoni,
in particolare quello adibito a discoteca; alla presenza di abusi
edilizi; a permessi rilasciati per ospitare una moltitudine di persone
in strutture prive della necessaria agibilità e dei dispositivi di
sicurezza. Notizie di reato tuttavia limitate, come da mappa catastale,
al foglio 616, particella 36. Che perciò non riguarderebbero la sede del
comitato Giachetti, ubicato invece nella particella 34.
L’imminente
sospensione delle attività — che a breve potrebbe essere decisa
dall’autorità giudiziaria — non toccherà dunque la sede del candidato
sindaco di centrosinistra. Il quale dovrebbe, almeno, evitare i sigilli.
Anche se, a ben vedere, qualcosa rischia pure lui. La concessione di
uso temporaneo siglata lo scorso autunno da Cdp Immobiliare con la Dead
Poets Society fa infatti espresso divieto di subaffittare i locali.
Il
comitato Giachetti ha però sottoscritto con la srl un regolare
contratto di servizio, in cambio di lauto corrispettivo, per usufruire
di pulizia e guardiania, oltre che per utilizzare gli uffici attrezzati.
«Una circostanza che tuttavia a noi non risulta », precisano con un
certo fastidio alla CdpI, «dalla Dead Poets non ci è mai arrivata una
richiesta in tal senso, né è stata autorizzata una deroga al contratto
». Un pasticcio. Che racconta molto di Roma.