Corriere 4.5.16
L’idea di tassare gli stranieri che arrivano in Europa
Tassa per gli stranieri che entrano in Europa. L’ipotesi per finanziare il Migration Compact
di Fiorenza Sarzanini
Cinquanta
euro. È la tassa che rischiano di pagare gli stranieri che entrano in
Europa per turismo o per lavoro. Questa è una delle soluzioni che gli
esperti della Commissione di Bruxelles stanno studiando per affrontare
l’emergenza legata ai flussi migratori. E per sostenere il Migration
Compact proposto dal governo italiano: un sistema articolato di aiuti
agli Stati africani da cui partono i migranti che giungono sulle nostre
coste. L’ipotesi formulata dagli specialisti della Commissione di
Bruxelles prevede, in alternativa un contributo di 10 euro sul biglietto
aereo.
ROMA Una tassa da cinquanta euro per gli stranieri che
entrano in Europa, per turismo o lavoro. È una delle soluzioni che
l’Unione sta studiando per affrontare l’emergenza legata ai flussi
migratori. E per sostenere il Migration Compact proposto dal governo
italiano per mettere in piedi un sistema articolato di aiuti agli Stati
africani da cui partono gli uomini, le donne e i bambini che dopo aver
affrontato un viaggio massacrante di mesi giungono sulle nostre coste.
Il vertice di Roma
L’ipotesi
formulata dagli specialisti finanziari della Commissione di Bruxelles è
contenuta in una relazione messa a punto in questi giorni che sarà
sottoposta all’esame dei governi. Prevede il rilascio di un «visto» per i
cittadini residenti negli altri continenti che potrebbe essere pagato
al momento dell’ingresso o, in alternativa, un contributo di dieci euro
sul biglietto aereo.
Alla vigilia del vertice che si svolgerà a
Roma domani — quando il presidente del Consiglio Matteo Renzi incontrerà
la cancelliera Angela Merkel, il presidente della Commissione
Jean-Claude Juncker, quello del Consiglio Ue Donald Tusk e del
Parlamento Martin Schulz — si analizzano tutte le opzioni per alimentare
il Fondo necessario a gestire l’accoglienza dei profughi. Ma anche a
organizzare i rimpatri nei Paesi di origine di chi non ha diritto ad
ottenere lo status di rifugiato.
Stanziamento da 15 miliardi
Sono
numerosi i Paesi dell’Unione favorevoli all’applicazione del Migration
Compact , ma per realizzarlo bisogna poter contare su uno stanziamento
almeno doppio o addirittura triplo di quello già esistente. Nei due
Fondi dell’Europa ci sono circa 7 miliardi di euro, ma i conti prevedono
che il fabbisogno superi i 15 miliardi. Archiviata la possibilità di
emettere eurobond a causa della netta contrarietà della Germania, si
cercano strade alternative.
Come viene specificato nel documento
«il nuovo Fondo dovrebbe finanziare principalmente le spese non
correnti». Gli analisti specificano di aver proposto un sistema di
tassazione perché «le accise hanno il vantaggio di fornire grandi fonti
di reddito e di potersi ben armonizzare».
Il visto di ingresso
Gli
esperti finanziari della Commissione specificano la necessità di
«istituire una nuova fonte di reddito per l’Unione Europea con un
“visto” oppure una nuova tassa sul carburante». In realtà questa seconda
ipotesi appare la meno probabile, per le resistenze di numerosi governi
dovute al fatto che in questo caso si continuerebbe a «pesare» sui
cittadini europei. Ecco dunque che si delinea il piano per alimentare il
Fondo con entrate esterne.
Si legge nella relazione: «Per
assicurare un flusso regolare ed evitare le tasse sui rifugiati, il
fondo potrebbe essere alimentato dai viaggiatori provenienti da Paesi
terzi». Lo chiamano «Visa Schengen», in realtà riguarda solo chi vive
fuori dall’Europa, non è previsto che possa essere pagato da chi risiede
nel vecchio Continente anche se non ha aderito al trattato sulla libera
circolazione.
I 10 euro per ogni volo
Il «visto» costerebbe
50 euro e potrebbe portare nelle casse dell’Unione «tra i 500 e i 700
milioni ogni anno». Una cifra non sufficiente a coprire il fabbisogno,
ma che rappresenterebbe comunque un primo passo importante anche per
riaffermare la «compattezza» della politica europea.
L’altro
provvedimento prevede «una tassa da 10 euro per ogni passeggero di un
Paese terzo che arriva in aereo in Europa». In questo caso l’entrata
sarebbe di circa tre miliardi e 300 milioni e non è escluso che alla
fine si decida di proporre entrambe le misure in modo da superare così i
4 miliardi necessari almeno ad avviare il progetto.