martedì 3 maggio 2016

Repubblica 3.5.16
Da domani i quiz Invalsi per due milioni di alunni. La mobilitazione dei contrari con hashtag, cortei e flash mob: “Non siamo numeri”
Al via i test sugli studenti e si riaccende la battaglia “Sono inutili, boicottiamoli”
di Salvo Intravaia

AL via i test Invalsi, ma con l’insidia del boicottaggio dietro l’angolo. Per l’occasione, gli studenti delle superiori lanciano l’hashtag #StopInvalsi, siamo studenti, non numeri su un registro! E si preparano a una serie d’iniziative per sottrarsi ai quiz. Mentre alcuni sindacati (Cobas, Unicobas e Gilda) nei giorni delle prove chiamano gli insegnanti allo sciopero.
LE DOMANDE
Dal 2004/2005, gli alunni di alcune classi (seconda e quinta elementare, terza media e secondo superiore) vengono sottoposti a due questionari a risposta multipla e/o aperta di italiano e matematica. Per i più piccoli, l’impegno è di 45 minuti a prova, che diventano 75 alle medie e 90 alle superiori. In base ad una griglia di correzione, ogni questionario riceve un punteggio. Dopo la rilevazione, le scuole ricevono dall’Invalsi gli esiti per ciascuna classe, e il confronto con gli altri istituti dello stesso territorio e (per le superiori) dello stesso indirizzo. Dal 2018, alle superiori, le prove saranno computer-based.
GLI OBIETTIVI
«Le prove — spiega Paolo Mazzoli, direttore generale Invalsi — scandagliano in profondità alcune competenze di cittadinanza, come la comprensione del testo e le conoscenze di matematica utili a risolvere problemi quotidiani. Competenze che qualunque cittadino deve avere se non vuole restare indietro. Per questo credo nella loro utilità». Il rapporto finale consente anche di confrontare le competenze dei ragazzi di diverse aree del Paese, per consentire ai responsabili delle politiche scolastiche, dai presidi agli enti locali, di attuare interventi che aiutino gli alunni in difficoltà a colmare il gap.
I NUMERI 2016
Ad affrontare per primi il test, domani e giovedì, saranno gli alunni di seconda e quinta elementare. Il 12 maggio sarà la volta delle superiori mentre per la terza media la prova sarà il 17 giugno, all’interno dell’esame finale. Alla fine, gli alunni coinvolti saranno oltre 2 milioni 212mila.
LA CONTESTAZIONE
Da anni le prove Invalsi dividono la scuola in due fronti: favorevoli e contrari. Nel 2015, spiega Mazzoli, «la protesta si è intrecciata con quella contro la Buona scuola, amplificando il boicottaggio », che ha raggiunto così livelli inediti: l’88% nei licei siciliani e il 67% in quelli campani. E per la prima volta, sono stati anche i genitori a ribellarsi, con un’adesione non irrilevante alle elementari: il 70% in Sicilia e il 34 in Campania. Quest’anno? «Non invitiamo allo sciopero — spiega Angela Nava, del Coordinamento genitori democratici — perché abbiamo lavorato sulla valutazione e chiesto che i test per la terza media non contribuissero a formare la media per l’alunno».
I ragazzi invece sono sul piede di guerra: «I test Invalsi non sono obbligatori. Anzi, crediamo che siano dannosi e discriminatori — spiega Danilo Lampis, coordinatore dell’Unione degli studenti — . Li boicotteremo scrivendo sulle prove “Studenti non numeri”, e organizzando in molte città cortei, flash mob, lezioni di piazza. Oltre a una foto-petizione». E anche fra gli insegnanti non mancano le perplessità. Spiega Pietro Li Causi, docente d’italiano a Palermo: «Se il fine è misurare il “malessere” scolastico, siamo sicuri che queste prove servano davvero a individuarne cause e soluzioni? Il disagio, l’arretratezza culturale, i deficit di competenze hanno ragioni complesse. Si tende a supporre che le défaillances degli studenti nei test siano dovute all’intervento degli insegnanti. Ma non è sempre così».