Repubblica 3.5.16
Testa perde quota nella corsa per il Mise Carrai in bilico
Per lo Sviluppo in pole De Micheli e De Vincenti I dubbi dell’imprenditore amico del premier
di Goffredo De Marchis
ROMA.
Testa o croce? La partita per la poltrona di ministro dello Sviluppo
economico «è ancora aperta» e non si chiuderà oggi com’era previsto.
Significa che sul nome di Chicco Testa, ex presidente dell’Enel, oggi
alla guida di Assoelettrica, crescono i dubbi e va registrata una
frenata. È sempre in corsa, ha delle caratteristiche che Matteo Renzi
cerca, compresa la sua non appartenenza alla categoria del “nuovo” a
tutti i costi, anche se questo contraddice la regola della rottamazione.
Ma il nome di Testa non è più in pole position e Palazzo Chigi si è
messo alla ricerca di una donna per sostituire Federica Guidi, dimessasi
per il caso Tempa Rossa. La scelta potrebbe ricadere su Paola De
Micheli, attuale sottosegretario all’Economia, ex bersaniana e ex
lettiana.
C’è dunque un altro rinvio. Ma il premier ha garantito
che il ministro si conoscerà entro questa settimana. Il profilo di Testa
non gli dispiace: in quel dicastero servono le connessioni, al netto
del conflitto d’interessi, la conoscenza di vari mondi. In questo un
“senior” come Testa offre maggiori garanzie di una personalità più
giovane. Però il governo si è già scottato con la Guidi individuando una
manager in arrivo dal settore privato. Con De Micheli, o con Teresa
Bellanova, viceministro sempre a Via Veneto, o con Claudio De Vincenti,
ovvero con politici o tecnici che vengono dall’Università il pericolo di
relazioni troppo profonde con il mondo dell’industria si riduce di
molto. C’è poi il tema del gender gap, che Renzi ha citato anche durante
il suo ultimo viaggio negli Stati Uniti durante un discorso ad Harvard.
Il premier ha già sostituito Federica Mogherini con Paolo Gentiloni e
Maria Carmela Lanzetta con Enrico Costa. Può farlo una terza volta? Oggi
ci sono 10 ministri e 5 ministre, forse si deciderà di riequilibrare.
Questa
è la settimana decisiva anche per la sorte di Marco Carrai.
L’imprenditore e amico fraterno di Renzi dovrebbe finalmente approdare
nello staff di Palazzo Chigi per occuparsi di Big Data e cybersicurezza.
Un ulteriore rinvio avrebbe il sapore di una nomina tramontata
definitivamente e per certo non verrebbe accettato da Carrai. Il punto è
che adesso il governo e soprattutto Renzi devono definire i poteri
della consulenza, questo è l’elemento fondamentale che farà decidere
l’amico del premier per il sì o per il no. Non è ancora stata trovata la
formula con la quale inquadrare Carrai nella struttura di staff della
presidenza del Consiglio. Sicuramente, nel corso delle settimane, le sue
competenze si sono ridotte rispetto alle aspettative, le pressioni (da
quelle del Quirinale ai “suggerimenti” dei vertici dell’intelligence)
hanno trasformato l’incarico da “heavy” a “light”. Per questo continuano
a girare voci di un possibile passo indietro dello stesso Carrai.