La Stampa 3.5.16
Verdini in soccorso del Pd ma ricuce con Berlusconi
“A Roma scelta giusta”
Telefonata all’ex premier dopo la svolta su Marchini
di Amedeo La Mattina
Il
più renziano dei renziani è sempre Denis Verdini. Ci mette un
nanosecondo a trovare un accordo con Luca Lotti, braccio destro e
sinistro del premier. Alle amministrative Ala, il partitino di Denis che
ha diversi addentellati in alcune realtà locali grazie ai passaggi con
lui di esponenti di Fi, sosterrà tutti i candidati del Pd. Vediamo
quelli più importanti. A Torino porterà un po’ di voti a Piero Fassino. A
Milano darà il suo contributo a Giuseppe Sala. A Roma si schiera con
Roberto Giachetti. A Napoli con Valeria Valente. Non solo nella grandi
città. L’ex plenipotenziario di Berlusconi sarà accanto al Pd in molte
altre realtà minori e città significative del Sud, come Cosenza dove i
Dem candidano Carlo Guccione. Nella città calabrese Verdini può contare
sui voti di politici di peso elettorale (tutti ex Fi) e di Giacomo
Mancini (nipote ed omonimo del defunto segretario nazionale del Psi,
oltre che ex assessore regionale, in quota Fi, della giunta di
centrodestra presieduta da Scopelliti). «Prove tecniche di Partito della
nazione», attacca il candidato sindaco a Cosenza dei 5 Stelle, Gustavo
Coscarelli. Il quale ricorda che Guccione è indagato nell’inchiesta
«rimborsopoli» della Procura di Reggio Calabria sui presunti illeciti
nella gestione dei rimborsi dei gruppi consiliari.
A Cosenza
invece Guccione non avrà l’appoggio del Nuovo Centro Destra che in
questa città vanta una sua roccaforte grazie ai voti dei fratelli
Gentile: Tonino, sottosegretario allo Sviluppo economico e segretario
regionale del partito; e Pino, consigliere regionale, Ncd. Nonostante le
avances del Pd, gli alfaniani hanno confermato il sostegno al
consigliere comunale uscente Enzo Paolini. Al secondo turno si vedrà.
Anche
questo allineamento astrale alle amministrative è l’effetto
dell’incontro, la scorsa settimana, tra la delegazione Pd (i capigruppo
Rosato e Zanda, e vicesegretario Guerini) con quella di Ala (Verdini con
i capigruppo Barani e Abrignani). Denis disse che il suo gruppo non è
nè in maggioranza né all’opposizione. Di più: «Diciamo che siamo in...
Paradiso. Con il Pd abbiamo concertato un metodo di consultazione
incentrato sui provvedimenti all’esame di Camera e Senato, un metodo per
andare avanti in questa legislatura». Ma era chiaro che c’è di più. Ci
sono amorosi sensi politici lungo lo Stivale italico, nelle città dove
si vota. Chi lo definisce «Partito della Nazione». Chi «inciucio» dietro
il quale si nasconderebbe Berlusconi, mandando in avanscoperta Verdini.
Chissà. Il fatto nudo e crudo è che i voti di Denis sono tutti per
Matteo. Mentre gli altri centristi che al governo ci stanno con i
ministri e sottosegretari, ovvero gli uomini e le donne di Angelino
Alfano, si muovo nel territorio a macchia di leopardo. Cercando di
mantenere un certo grado di autonomia. Tranne a Napoli, dove Ncd
sostiene il candidato dem Valente, a Roma si giocano la carta di Alfio
Marchini insieme a Fi. A Milano sostengono il candidato di centrodestra
Stefano Parisi. A Torino hanno il loro Roberto Rosso.
Questi
pezzi, provenienti dal Pdl-Fi, hanno però deciso di costituire i loro
comitati per il Sì al referendum sulla riforma costituzionale. Con loro
ci sarà pure Scelta civica del viceministro all’Economia Zanetti. Poi,
tutti “appassionatamente”, dovrebbero dare vita al listone filorenziano
per le politiche del 2018. In questa prospettiva elettorale, cosa farà
Berlusconi ora che a Roma ha rotto con i lepenisti Salvini e Meloni e si
è schierato con Marchini? Non è dato saperlo e forse non lo sa neanche
l’ex Cavaliere. Intanto Verdini ha messo una fiches per il
ricongiungimento. Quando il suo ex capo ha sparigliato a favore di
“Arfìo”, lo ha chiamato al telefono e gli ha detto: «Presidente, hai
fatto la cosa giusta».