lunedì 30 maggio 2016

Repubblica 30.5.16
Gianni Cuperlo
“Ho proposto una moratoria per le amministrative ma vedo invece voglia di dividere”
“Basta offenderci tra i dem c’è chi vuole cacciarci dal partito”
di Goffredo De Marchis

Il mio non è l’annuncio di una scissione ma l’opposto: un appello a smettere di colpire chi ti è vicino
Dal ministro un attacco a freddo che sconcerta: non si può accusare chi esprime dubbi di agire contro il Paese

ROMA. «Franceschini dimostra una profonda disonestà politica e intellettuale». E ancora: «Usa la denigrazione e l’insulto». Durissimo lo sfogo di Gianni Cuperlo sulla sua pagina Facebook a commento dell’intervista al ministro della Cultura. Nelle risposte ai post degli “amici” l’esponente della minoranza, già sfidante di Renzi alle primarie, rincara: «Volgare e scorretto». Ma a mente fredda Cuperlo “vede” il disegno finale della componente renziana: nel Pd c’è chi vuole cacciare la sinistra, spiega. «Liberarsi di noi», precisa.
C’era una moratoria sulle polemiche interne chiesta da Renzi. Poi, però, lei afferma che il referendum è il vero congresso del Pd, D’Alema parla di regime presidenziale, Bersani condanna la gestione avventuristica e sconsiderata. State remando contro?
«Fin dalla penultima direzione avevo proposto una moratoria di ogni discussione e chiesto un impegno di tutti per il successo alle amministrative. E così ho fatto a fianco di Fassino, Sala, a sostegno di Giachetti e tanti altri candidati. Per tutta risposta vedo la volontà incomprensibile di dividere il campo del centrosinistra che dovremmo invece unire, spingendosi alla denigrazione di una parte, con l’aggiunta dell’irrisione della sinistra interna al Pd. Chiedo che senso ha?».
Questo significa che Renzi vi vuole buttare fuori?
«Questo significa che senza la responsabilità della sinistra, dentro e fuori il Pd, la sfida di Milano e di altre città l’avremmo già persa. E Renzi lo sa. Allora, quando leggo le parole del ministro Franceschini, resto sconcertato. Per l’attacco a freddo e con argomenti offensivi a chi, nel suo partito, esprime preoccupazione per una campagna condotta in modo tanto divisivo sulla Costituzione e sulle regole».
Ha altre prove del disegno renziano?
«Io sto al merito. Uno può ritenere sbagliate le richieste per una correzione della legge elettorale o per una chiarezza maggiore su come si eleggeranno i senatori, può considerare non giustificati i dubbi di tanti esperti e costituzionalisti. Quello che non può fare è accusare chi esprime opinioni o dubbi di agire contro il Paese e di ridurre il confronto sulle riforme a un regolamento di conti dentro un partito».
Basterebbe una parola semplice della minoranza: votiamo Sì al referendum costituzionale su una legge che peraltro abbiamo approvato in Parlamento. Invece spesso si sente dire: orientati al Sì, ma...
«Ho votato la riforma anche vedendo i limiti che contiene perché capisco il rischio di un nuovo fallimento ma ho chiesto di usare questi mesi per non chiudere ogni confronto e semmai tentare di ridurre le distanze. Anche per evitare che domani un’altra maggioranza di governo si riscriva la sua Costituzione. A questo si risponde dividendo il Paese tra l’Italia del Sì e quella degli inciuci. Non va bene. E insisto, c’è qualcosa che mi preoccupa nel clima più generale ».
Cosa?
«Ho sempre pensato che compito delle leadership non sia scavare fossati ma rafforzare ponti e dialogo. Parole come quelle di Franceschini pongono a me una domanda di fondo e cioè se nel Pd vi sia chi vuole liberarsi della sinistra, assimilando alcuni ed espellendo molti altri».
È l’annuncio di una scissione?
«No, è l’opposto. È un appello sincero a fermare quest’ansia di colpire chi ti sta di fianco. E in questo, chi ha più potere ha anche le più grandi responsabilità. Misuro le mie parole con un senso di allarme e persino di angoscia perché vedo moltiplicarsi atti e comportamenti che spingono in quella direzione. Farò ogni cosa per evitarlo ma non dipende solo da me».
Legare la partita referendum all’Italicum, una legge mai sperimentata, non è un sabotaggio?
«Quella legge non l’ho votata e ne ho sempre chiesto la modifica per evitare un premio di maggioranza esagerato e per aiutare la ricostruzione di coalizioni sincere anche contro alleanze improprie come quelle con Ala. Altro che sabotare, vorrei buone riforme. Quello che non accetto è di essere scomunicato per questo».