Repubblica 25.5.16
Libia, l’Italia addestrerà la guardia presidenziale. Pronta anche la Nato
Stoltenberg a Roma: “Agiremo con Usa ed Europa” Offensiva contro l’Is, Tripoli chiede una nave ospedale
di Vincenzo Nigro
ROMA.
L’Italia si prepara ad addestrare la “Guardia presidenziale” che il
premier libico Fayez Al Serraj ha creato a Tripoli per costruire un
nuovo embrione di forze armate nazionali. «Ci vorranno ancora alcune
settimane, perché stiamo seguendo l’evoluzione del processo politico»,
dice una fonte governativa, «ma sotto la regia dell’Onu e con i nostri
principali alleati, innanzitutto gli americani, il personale delle forze
armate italiane potrà addestrare i nuovi soldati libici ».
Una
missione italiana di addestramento per la Libia era già iniziata nei
mesi successivi alla rivoluzione del 2011, e il programma era stato
messo in piedi sia a Tripoli che in una base dell’Esercito a Cassino.
Tutto venne congelato con l’esplodere della guerra civile nel luglio/
agosto del 2014. «Le nostre idee su cosa fare sono chiare, ma dobbiamo
attendere i tempi della stabilizzazione del governo libico », dice una
fonte militare.
Anche per preparare la missione di addestramento,
il premier Matteo Renzi nelle scorse settimane aveva dato
l’autorizzazione a una missione Difesa-Aise in cui militari e agenti
segreti collaborano con governo e milizie libiche a Tripoli, Misurata e
anche a Bengasi.
A Tripoli in queste ore il tema della sicurezza
viene affrontato dal generale Paolo Serra, il consigliere militare
dell’Onu che ha negoziato con le milizie l’ingresso di mento una delle
principali richieste di Serraj (in vista di una nuova offensiva contro
lo Stato Islamico a Sirte) è quella di assistenza medica ai feriti. Per
questo l’Onu sta valutando tra l’altro la richiesta di far stazionare
una nave-ospedale in un porto vicino a Misurata, ovvero il più vicino
possibile al teatro di operazioni di Sirte.
Altro tassello per la
stabilizzazione della Libia è un ruolo che potrebbe avere la stessa
Nato. «Dopo aver contribuito alla guerra con gli attacchi aerei, la Nato
dovrebbe contribuire a pacificare il paese, strutturando la sua
Difesa», dicono fonti del governo. Ieri il segretario dell’Alleanza, il
norvegese Jens Stoltenberg, ha incontrato Renzi a Palazzo Chigi.
«Siamo
pronti a intervenire in Libia, se ce lo chiederà il nuovo governo, come
parte dello sforzo congiunto allargato di Ue e Usa», dice Stoltenberg.
Renzi ha ripetuto all’ex premier norvegese laburista che l’Italia chiede
una politica di distensione progressiva con la Russia, e Stoltenberg ha
risposto dicendo che «L’Italia è una forza motrice dell’Alleanza e
siamo molto riconoscenti per l’appoggio che continua ad offrirci: con la
Russia vogliamo mantenere un dialogo, non siamo per nuove tensioni, non
siamo per una nuova Guerra fredda ».
Sul fronte interno libico la
partita più importante è quella che il premier Serraj e il suo vice
Ahmad Maitig stanno giocando in queste per provare a neutralizzare il
generale ex gheddafiano Khalifa Haftar, che in Cirenaica ha in piedi una
milizia con cui avrebbe voluto marciare fino a Tripoli. Haftar ieri è
arrivato al Cairo, “convocato” dal governo egiziano che è il suo grande
sostenitore. Secondo alcune fonti, ad Haftar è stato chiesto di
coordinare le sue azioni con la “operation room” di Misurata messa in
piedi dal governo Serraj di Tripoli. Secondo il giornale arabo Al Arabi
Al Jadid «le potenze internazionali hanno concordato di lanciare un
attacco su vasta scala all’Is da diverse località, in simultanea, per
bloccare lo spostamento dei suoi membri».
Per raggiungere questo
obiettivo, l’Egitto avrebbe chiesto ad Haftar — sempre secondo il
quotidiano — di non portare avanti azioni militari senza coordinarsi con
Serraj. Ovvero di negoziare un accordo politico con Tripoli. Se questa
ricostruzione fosse vera, si tratterebbe di una importante novità
nell’atteggiameno dell’Egitto nei confronti del principale “sabotatore”
del processo politico libico.