Repubblica 24.5.16
L’Arci pronta a bocciare i quesiti: “Ma ospiteremo tutti”
di Eleonora Capelli Simona Poli
FIRENZE.
Come l’Anpi anche l’Arci è schierata per il no alla riforma. Con la
differenza che dentro ai circoli chi dissente dalla posizione ufficiale è
legittimato a far campagna per la sua idea. «Non cacciamo nessuno,
niente guerre per carità», spiega la presidente nazionale Francesca
Chiavacci. «Non mi piace chi su questo referendum cerca lo scontro ad
ogni costo. Quell’uscita della Boschi contribuisce ad esasperare gli
animi, noi invece vogliamo discutere e far discutere senza spaccarci in
due. I circoli Arci sono la casa di tutti, raccogliamo le firme per il
“no” alla riforma ma ospitiamo anche i comitati del “sì” organizzati dal
Pd. Chi non è d’accordo deve sentirsi libero di dirlo e di votare come
vuole». Chiavacci, fiorentina, il “dissenso” ce l’ha in famiglia, nella
sua città, dove alcuni circoli storici come il Vie Nuove (che tra gli
iscritti conta Matteo Renzi), San Quirico così come Prato ed Empoli, si
sono apertamente ribellati all’idea di far salire l’Arci su una delle
due barricate. «Il mal di pancia più grosso è in Toscana, non ho notizie
di altre proteste simili. Ma siamo tanti in Italia, più di un milione,
non può mica esistere un pensiero unico».
Gli iscritti all’Arci
sono 1 milione e 75.980 (180mila in Toscana, 265mila in Emilia), i
circoli 4.723, con 114 comitati territoriali e 17 regionali. Un universo
che ingloba realtà lontanissime tra loro, a cui il 14 febbraio scorso è
arrivato l’input di contestare la riforma costituzionale. «Una scelta
sofferta», ammette Chiavacci, «approvata dal consiglio nazionale con 66
voti a favore, 18 contrari e 25 astenuti. Nel nostro documento però
facciamo capire come sia questa riforma a non convincere e non l’idea di
riformare la Costituzione con cui invece concordiamo». Al congresso
dell’Anpi Chiavacci è andata a portare solidarietà dopo la frase del
ministro Boschi su Casa Pound. «Tutti questi attacchi mi fanno pensare
che Renzi, così attento ai sondaggi, sia convinto che i valori della
Resistenza abbiano ancora una forte presa sull’opinione pubblica. Io lo
spero. Con l’Anpi stiamo raccogliendo insieme le firme per il no». Il
presidente dell’Arci Toscana Gianluca Mengozzi lo dice in modo ancora
più chiaro. «Massima libertà. Noi avremmo preferito che non ci fosse
nessuna adesione ufficiale al comitato del no, così in Toscana abbiamo
deciso di lasciare decidere ai comitati territoriali se aderire o no,
senza imporre nulla e riconoscendo dignità ad ogni posizione».
In
Emilia Romagna il presidente dell’Arci Federico Amico dice: «Noi siamo
per il no ma non chiediamo a chi sostiene il sì di allontanarsi
dall’Arci e speriamo anche che non ritenga di doverlo fare. All’interno
dell’Arci tutte le posizioni hanno legittimità, il nostro è un
ragionamento autonomo, mentre nella politica nazionale vediamo il
prevalere della linea: o con noi o contro di noi». Più che una fronda
interna, quindi, si teme l’effetto tratteggiato da Sergio Staino in una
vignetta sull’Unità, dove il suo “alter ego” Bobo dice: Quasi quasi
lascio l’Anpi e l’Arci e mi iscrivo all’associazione magistrati ( che
non si schiera sul referendum, ndr). «A me quella vignetta proprio non è
piaciuta – dice Stefano Brugnara, presidente dei 50 mila iscritti
bolognesi all’associazione – la satira non si discute ma è la spia di un
clima che non aiuta. L’attacco violento all’Anpi mette in discussione
l’autonomia delle associazioni e questo non va bene, il Pd non è più il
mio partito, ho deciso di non rinnovare la tessera un anno fa, ma questo
non significa che non ascolti le loro ragioni». Lo stesso Brugnara ha
contribuito ad organizzare la manifestazione che sabato scorso ha
portato in piazza a Bologna Maurizio Landini, Nadia Urbinati e il
presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia. «C’era tanta gente, la nostra
gente, che cercava di capire. Non vedo cosa ci sia di male in questo».