martedì 24 maggio 2016

Repubblica 24.5.16
Questioni americane
Può davvero vincere Trump?
di Alexander Stille

PER molti è inimmaginabile che Donald Trump, un uomo impreparato che ha insultato intere categorie di elettori — donne, messicani, musulmani — possa diventare il prossimo presidente degli Usa. I siti di scommesse on line danno Hillary Clinton favorita, dandole una probabilità del 65 percento di vincere. Gli ultimi sondaggi, in effetti, li danno testa a testa, alcuni addirittura con Trump in vantaggio. Ma, in ogni caso, se un medico ti dicesse che hai una malattia con un tasso di mortalità di “solo” il 35 percento, ti sentiresti tranquillo?
Ci sono fattori che pesano a favore di Trump. Gli Stati Uniti sono un paese spaccato in due e il 40 percento degli elettori repubblicani finiranno per votare Trump nonostante forti riserve. Questo garantisce un’elezione combattuta: bisogna convincere l’11 percento degli indecisi.
È molto raro che il partito al potere per otto anni (due mandati presidenziali) vinca una terza volta. Subentra una stanchezza quasi fisiologica dell’elettorato, una voglia di cambiamento. Trump è il nuovo più nuovo in assoluto mentre Hillary, rappresenta la vecchia politica. Anche se l’economia degli Usa va meglio che altrove, la recessione e quarant’anni di globalizzazione hanno creato molto malcontento nella classe operaia, soprattutto tra gli uomini bianchi senza laurea, che sono passati da operai sindacalizzati a lavoratori precari. Hillary non è l’avversario più forte. È una donna molto intelligente, estremamente preparata, ma non è una politica nata. E un livello di sessismo residuo la fa partire con un paio di punti di svantaggio. Può essere determinante l’affluenza alle urne. I democratici godono di un grande vantaggio nella popolazione generale, ma assai meno tra quelli che vanno a votare. I poveri vanno a votare molto meno dei più abbienti. In più, i repubblicani nei molti Stati che governano (compreso molti Stati chiave) hanno reso molto più difficile l’iscrizione nelle liste elettorali, chiedendo documentazione che spesso le classi meno abbienti e i giovani non hanno.
Infine, viviamo in un mondo e in un momento molto instabile. Un attacco terroristico negli Usa simile a quello di Parigi o di Bruxelles — o una nuova recessione — potrebbe avere l’effetto di spostare l’elettorato a destra di qualche punto.