lunedì 23 maggio 2016

Repubblica 23.5.16
I funerali di Pannella
Radio e immobili: l’assalto dei 40enni al fortino
Il partito diviso tra i seguaci di Marco e i “giovani” vicini a Emma
di Carmelo Lopapa

ROMA. «Il suo testamento è la sua vita» ripete Rita Bernardini. Il fatto è che Marco Pannella, un testamento vero e proprio, sembra non lo abbia lasciato e molto della galassia radicale faceva capo proprio a lui. È un intreccio di società, centri di produzione, sigle, simboli, associazioni, scatole ormai vuote (come il Partito radicale transnazionale) e altra roba “piena” di valore: appartamenti a Roma e una Radio che del movimento è il simbolo ma anche l’unica fonte ormai di entrate (pubbliche).
Il leader radicale è stato sepolto da poche ore nella sua Teramo e la profezia funesta di Marco Cappato si è già avverata. «Sarebbe penoso se tra noi Radicali ci fosse una guerra di fazioni, pannelliani contro amici di Bonino», dice il candidato sindaco di Milano vicino a Emma. Del resto è bastato vedere cosa è accaduto sul palco di Piazza Navona, la lacerazione sotto gli occhi della folla. Adesso i quarantenni vicini alla Bonino vanno alla resa dei conti, radio e immobili e quel che resta dei finanziamenti non possono restare in mano ai pochi pannelliani d’antan che gestiscono il fortino, anche se non vogliono che la questione venga posta in questi termini. E il riferimento è al tesoriere Maurizio Turco, a Rita Bernardini, Laura Arconti e Aurelio Candido che ora tengono le redini dell’associazione Lista Pannella, col simbolo della Rosa nel pugno. Solo un logo polveroso? Non proprio. Fortino perché alla sigla fa capo il “tesoretto” radicale: la società “Torre Argentina servizi” a cui è intestato l’appartamento della storica sede nell’omonima via di Roma e la “Centro di produzione spa” intestataria di Radio Radicale (18 giornalisti e 45 dipendenti in totale, 9 milioni ogni due anni di finanziamento da convenzione Camera-Senato) e dell’immobile che la ospita in via Principe Amedeo.
Dunque: Associazione Lista Pannella (col suo fortino) da una parte, Radicali italiani (vicini alla Bonino) dall’altra, questi ultimi con molto volontariato e un bilancio di appena 200mila euro l’anno. E poi a margine della galassia le altre sigle di vecchie battaglie: “Nessuno tocchi Caino”, l’Associazione Coscioni (destinataria di 5 per mille per la ricerca), il Partito radicale transnazionale e transpartito che non fa un congresso dal 2011, da quando l’avvocato del Mali nominato segretario, Demba Traoré, si è volatilizzato.
C’è già una data cerchiata per decidere che fare e come e chi deve “gestire” il futuro. Per l’1-3 luglio il segretario Riccardo Magi ha convocato il Comitato dei “Radicali italiani”. «Quello sarà un luogo per confrontarsi e porre le questioni — spiega Magi — Ci accusano di ignorare le grandi battaglie ideali e di voler fare solo politica, ma è falso. Noi ci riuniamo con scadenze ravvicinate, loro non fanno un congresso da anni, certo anche la questione della Radio e di altro andrà affrontata. Turco poi mi sembra sia tesoriere ma dimissionario...». Turco è in silenzio da anni ma a fare da punchball non ci sta. «Sono al partito da 30 anni, ho avuto la tesoreria nel 2011 perché nessuno ne voleva sapere e non sono dimissionario. Quante congetture, insinuazioni, bugie in questi giorni amari».
Tra oggi e domani anche i big della vecchia guardia si ritroveranno alla spicciolata in via di Torre Argentina per ragionare del “dopo Marco”. E del fortino sotto assedio da difendere.