lunedì 23 maggio 2016

Repubblica 23.5.16
Renzi difende la linea d’attacco Orlando e Orfini temono l’autogol
Il premier giustifica le parole della ministra delle riforme Ma anche tra i suoi fedelissimi serpeggiano dubbi sui toni “aggressivi”
di Giovanna Casadio

ROMA. «Con Matteo ne abbiamo parlato a lungo della campagna referendaria. Il suo approccio è dare battaglia perché gli italiani ci chiedono di semplificare e rendere efficiente la macchina dello Stato. Ed è quello che stiamo facendo anche con la riforma della Costituzione». Graziano Delrio non è uomo aggressivo. Per il ministro emiliano, cattolico di formazione dossettiana, sarebbe importante «togliersi dallo scontro ideologico» e che le associazioni come quella dei partigiani, l’Anpi, ma anche l’Arci, si limitassero a informare. «È stata una forzatura delle associazioni dare indicazioni di voto», chiarisce il punto Delrio.
Dall’approccio aggressivo, dai toni accesi e di sfida - a dispetto dei dissensi dentro il Pd -Renzi non ha nessuna intenzione di tornare indietro. Non ci sono mea culpa per le parole di ieri in tv della ministra Maria Elena Boschi sui «veri» partigiani. Piuttosto «l’Anpi ha sbagliato, del resto lì dentro si sono date appuntamento tutte le sinistre estreme, io sono iscritto all’Anpi», si sfoga Luciano Pizzetti, sottosegretario alle Riforme, quotidianamente a rapporto da Boschi.
Maria Elena, appunto. Due bordate in due settimane sono troppe per considerarle una semplice casualità. Da “voi state con CasaPound” detto alla sinistra del No, ai partigiani «veri» e perciò amici del Sì, la ministra non ha fatto scivoloni. Mette in pratica semplicemente la linea di attacco: à la guerre comme à la guerre. Il referendum di ottobre è la madre di tutte le battaglie perché la riforma costituzionale è l’asse su cui ruota l’esperienza di governo renziana.
Francesco Bonifazi, il tesoriere del Pd di Renzi, in prima linea nella campagna del Sì, ha spesso citato il nonno partigiano. Ora non vuole entrare nelle polemiche. Però il No dell’Anpi è una spina nel fianco. «Ha un forte valore simbolico, la nostra Repubblica si fonda sulla Resistenza e i partigiani così sembrano indicare una deriva autoritaria con la riforma della Carta, onestamente così non è», si accalora Giorgio Tonini, senatore trentino, presidente della commissione Bilancio. Renzi non tollera si brandisca l’accusa di autoritarismo contro la riforma costituzionale. E intanto nel Pd i dissensi e i malumori crescono. Non è solo la sinistra dem, anche la corrente dei “giovani turchi” che fa capo al Guardasigilli Andrea Orlando e al presidente del partito, Matteo Orfini non apprezza i toni alti e soprattutto la delegittimazione del fronte del No. Il timore è che danneggi pure i candidati democratici alle amministrative del 5 giugno: se la faglia tra il Sì e il No diventa così profonda, e proprio alla vigilia del voto locale, potrebbe esserci una fuga di elettori soprattutto nei ballottaggi.
Un comunista storico come Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds, ora presidente onorario delle Fondazioni che detengono il patrimonio comunista, dice di essere preoccupato. A Milano per inaugurare oggi la sala che ospiterà due dipinti di Guttuso che appartengono alla Fondazione, e gli originali dei Quaderni del carcere di Gramsci, ragiona: «Con toni così aggressivi Renzi si fa male lui e rischia di fare male al paese». Fino all’altroieri, tra Anpi e Pd si era agli appelli: una lettera firmata da settanta senatori dem per il Sì per convincere l’Anpi a ripensarci e una risposta di Carlo Smuraglia, il presidente partigiano, fermo sulle sue posizioni.
«Adesso è scappata la frizione e non va proprio bene», denunciano i bersaniani. Per ora i Dem sono impegnati a sostenere i candidati alle amministrative. Roberto Speranza mette le mani avanti: «Parliamo di voto nelle città, dopo di referendum». Perciò è stato affidato a un durissimo post su Facebook dell’ex segretario Pierluigi Bersani l’altolà a Boschi e alla strategia renziana d’attacco. In ordine sparso poi, sui social la sinistra dem invita a non utilizzare immagini improprie, ad esempio di Pietro Ingrao, per sostenere il Sì. Scontri sotto traccia. Però se l’abbrivio è questo, la resa dei conti è imminente.