Repubblica 22.5.16
Attenzione ai falsi filosofi di ogni epoca
di Piergiorgio Odifreddi
Nella
primavera del 1996 il fisico Alan Sokal mandò alla rivista Social Text
un lungo articolo intitolato “Trasgredire le frontiere: verso
un’ermeneutica trasformativa della gravità quantistica”, che fu
prontamente pubblicato benché fosse infarcito di stupidaggini messe a
bella posta e mascherate in “filosofese”: cioè, nel linguaggio tipico
delle scienze sociali decostruzioniste. Appena l’articolo uscì Sokal ne
scrisse altrove un altro intitolato “L’esperimento di un fisico sugli
studi culturali”, in cui rivelò la beffa. Questa finì in prima pagina
sul New York Times il 18 maggio 1996, esattamente vent’anni fa, divenne
famosa e scatenò un putiferio di commenti, molti dei quali convergenti
su quest’unica conclusione: se una filosofia è indistinguibile dalla
propria parodia, non può essere una cosa seria. Alla sua beffa Sokal
fece seguire nel 1997 Imposture intellettuali (Garzanti, 1999) scritto a
quattro mani con Jean Bricmont, che mostrava con dovizia di citazioni
come il pantheon della filosofia postmoderna francese, da Jacques Lacan a
Jacques Derrida, fosse colpevole di «manifesta ciarlataneria». Ma
analisi e citazioni successive mostrarono analogamente che anche molta
della filosofia continentale è della stessa risma, da Hegel e Heidegger
in Germania, a Benedetto Croce ed Emanuele Severino in Italia, e che non
fa onore allo spirito umano.