Repubblica 22.5.16
Dai sillogismi al computer sui sentieri della logica
di Piergiorgio Odifreddi
IL
DESTINO NON È stato gentile con Aristotele, perché ha permesso che metà
delle sue opere si perdesse: purtroppo la metà leggibile e divulgativa,
scritta nello stile dei dialoghi platonici.
Le opere divulgative
di Aristotele rimasero per secoli dei veri best seller, mentre erano
andate perdute quelle tecniche che furono ritrovate fortunosamente da
Silla molto dopo. Ripubblicate nel primo secolo della nostra era, queste
ultime sono le sole che oggi ci sono rimaste, benché in parte fossero
diventate obsolete già allora, com’è il destino di ogni opera tecnica, e
benché spesso si tratti di appunti per le lezioni: a volte di
Aristotele stesso, e a volte dei suoi studenti.
Le più importanti
sono le opere di logica, che si trovano in una raccolta di sei libri
chiamata “Organon”, o “Strumento”. Soprattutto nei due libri degli
“Analitici”, in cui c’è la teoria dei sillogismi: cioè, le regole che
permettono di derivare una conclusione da una premessa maggiore e una
premessa minore, quando si parla di cose che succedono sempre, quasi
sempre, a volte o mai. Ad esempio, il famoso sillogismo “se gli uomini
sono sempre mortali (premessa maggiore), e Socrate è un uomo (premessa
minore), allora Socrate è mortale (conclusione)”.
Aristotele
considerò i possibili duecentocinquantasei sillogismi di questo tipo, e
classificò completamente i ventiquattro tipi validi.
Fu uno dei
primi grandi teoremi della matematica greca, analogo alla
classificazione di Teeteto dei cinque solidi regolari, ma molto più
complesso.
Soltanto nel Seicento Leibniz si accorse che c’era un
metodo meccanico per controllare, mediante diagrammi, se un sillogismo è
valido oppure no: da quella sua intuizione derivò il sogno di
automatizzare il ragionamento che in tre secoli ha portato a Gödel e
Turing, cioè nientemeno che all’informatica e al computer.