venerdì 20 maggio 2016

Repubblica 20.5.16
L’indagine / Il monitoraggio del ministero
E un istituto su tre non ha ancora deciso quali sono le regole
Ma non c’è stato il temuto rifiuto degli insegnanti a far parte dei comitati che stabiliscono i criteri
di Salvo Intravaia

SCUOLE in ritardo sul bonus agli insegnanti. Secondo i primi dati raccolti dal ministero dell’Istruzione, a un mese dall’ultima campanella, parecchi istituti devono ancora definire i criteri per l’assegnazione del premio in denaro ai prof: circa uno su tre.
A rispondere al doppio questionario lanciato dal Miur a metà aprile sono stati finora 3.287 istituti, il 39,2%del totale. «I dati si riferiscono al periodo 26 aprile/ 6maggio e il monitoraggio andrà avanti fino al 31 agosto», spiegano dal ministero. Ma il dubbio rimane: il restante 60% di istituti non ha fatto in tempo a inviare i dati o deve ancora definire i criteri per assegnare il bonus? Il premio — in media, da 400 a 800 euro netti in busta paga — va erogato entro il 31 agosto.
Da viale Trastevere filtra comunque soddisfazione. Solo in dieci delle oltre 3mila scuole monitorate, il Comitato di valutazione che definisce i criteri cui il preside dovrà attenersi per assegnare il bonus non è stato istituito: «Il paventato rifiuto degli insegnanti a farne parte non c’è stato ». Nella stragrande maggioranza dei casi il Nucleo è al completo: docenti, preside, genitori o studenti (alle superiori) e componente esterno, quasi sempre un altro dirigente. Quanto ai criteri, malgrado la creatività di alcune scuole, sembra che i Comitati abbiano seguito abbastanza fedelmente la legge, abbracciando tutte e tre le aree previste: qualità dell’insegnamento/contributo al miglioramento della scuola; risultati ottenuti in relazione alle competenze degli alunni e innovazione didattica; contributo all’organizzazione. Ma oltre il 50% delle scuole ha attribuito pesi diversi alle tre aree. E le polemiche non mancano.
Per inquadrare il problema, anche la Cisl scuola ha avviato un monitoraggio qualche giorno fa. E anche dai dati del sindacato emerge che una scuola su tre non ha ancora definito i criteri. Non solo: in metà degli istituti indagati, i collegi dei docenti non sono stati affatto coinvolti nella discussione, una scelta che molti maestri e prof non mandano giù.