Repubblica 20.5.16
Bonus e flessibilità sindacati uniti per le pensioni
In 60 mila chiedono 80 euro e cambio della Fornero. Cgil: “Sciopero possibile”
di Luisa Grion
ROMA.
Vanno in piazza assieme, ma sull’idea di sciopero generale le loro
strade potrebbero ridividersi. Cgil, Cisl e Uil ieri hanno protestato
uniti contro la politica previdenziale del governo, ma nel caso di
mancata risposta da Palazzo Chigi non c’è una linea comune. Susanna
Camusso della Cgil e - con meno convinzione - Carmelo Barbagallo della
Uil sono per lo sciopero generale, Anna Maria Furlan della Cisl frena.
Al
centro della protesta il malessere di chi una pensione già ce l‘ha e di
chi vorrebbe la flessibilità per andarci prima dei tempi previsti dalla
riforma Fornero. Il popolo dei pensionati (Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp)
chiede di aver diritto al bonus di 80 euro, di veder difeso il potere
d’acquisto e le pensioni di reversibilità, di avere un trattamento
fiscale pari a quello dei lavoratori e ottenere la piena rivalutazione
degli assegni bloccati nel 2012-13. Ma anche di mandare in pensione i
lavoratori prima dei 67 anni lasciando il posto ai figli. Temi -
flessibilità in primis - dei quali si parlerà nell’incontro
governo-sindacati del 24 maggio, ma che saranno regolati dalla futura
legge di stabilità.
«Se le risposte non arriveranno è
perfettamente ragionevole pensare ad uno sciopero generale », ha detto
dalla piazza (60 mila persone secondo i sindacati) Susanna Camusso,
leader della Cgil. Una linea sposata, con qualche cautela, anche da
Carmelo Barbagallo della Uil: «È l’ultima cosa da fare, ma se dal
governo non ci sono risposte lo sciopero è inevitabile». Ipotesi sulla
quale la Cisl di Anna Maria Furlan taglia corto: «Prima di scioperare
bisogna parlare dei contenuti, quando si apre una trattativa si deve
volere con forza una buona conclusione. Questo è lo spirito con cui vado
il 24».
Quell’incontro in realtà si caricherà anche di altri
temi: in particolare il lavoro, come ha annunciato il ministro Giuliano
Poletti. «Dobbiamo attivare la parte numero due del Jobs Act, ovvero
politiche attive, Anpal, ispettorato nazionale. E parleremo anche di
costo del lavoro. L’obiettivo del governo - ha spiegato Poletti - è
quello di rendere i contratti a tempo indeterminato meno costosi dei
contratti a termine. C’è già un differenziale del 5,5-6 per cento, ma
secondo noi, un differenziale significativo dovrebbe arrivare attorno al
10 per cento». Nella prossima legge di stabilità il governo valuterà se
anticipare al 2017 il taglio strutturale del costo del lavoro per il
tempo indeterminato, invece di proseguire con la riduzione graduale
degli sgravi.
Di lavoro e di uscita graduale tratta anche il
decreto sul part-time agevolato appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale e
che entrerà in vigore a partire dal 2 giugno. Alla misura potranno
ricorrere i lavoratori del settore privato con contratto a tempo
indeterminato ed orario pieno, che hanno almeno venti anni di contributi
(il minimo per avere accesso alle pensioni di vecchiaia) che maturano
il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2018. Potranno concordare
col datore di lavoro il passaggio al part-time, con una riduzione
dell’orario tra il 40 e il 60 per cento, ricevendo in busta paga - oltre
alla retribuzione per il part-time lavorato - una somma esentasse
corrispondente ai contributi previdenziali che dovrebbe versare il
datore di lavoro sulla retribuzione per l’orario non lavorato.
Lo
Stato riconoscerà al lavoratore la contribuzione figurativa
corrispondente alla prestazione non effettuata, in modo che alla
maturazione dell’età pensionabile il lavoratore possa percepire tutta la
pensione, senza penalizzazioni.