Repubblica 1.5.16
Il mistero della musica e le molecole cerebrali
Un
compositore, un neurobiologo e un musicologo indagano la relazione tra
attività mentali e creazione di un’opera d’arte, chiamando in causa i
neuroni
di Leonetta Bentivoglio
I neuroni magici
(sottotitolo Musica e cervello) registra un viaggio di contenuti “alti”
trasformandolo in un racconto di cose “naturali”, inerenti alla sostanza
esplicita della vita. Non troppi anni fa Umberto Eco e Luciano Berio
discutevano l’ipotesi di una “semiologia della musica” senza che
nessuno, al di là di certe élite universitarie, desse retta ai due
geniali anticonformisti. Oggi non andrebbe così: la scienza adotta
apparati di comunicazione accessibili a chiunque, mentre la divulgazione
scientifica ottiene successi capillari. Attrae la disquisizione del
rapporto musica-matematica, e il mistero del cervello ha acquisito una
rilevanza pop da quando ha generato spunti fascinosi e comprensibili
come quello dei neuroni specchio.
Il libro accoglie una fetta di
tali suggestioni facendole esporre al compositore Pierre Boulez
(scomparso di recente), al neurobiologo Jean-Pierre Changeux e al
musicista francese Philippe Manoury: tre voci che interrogano i processi
intellettuali e biologici sui cui si fonda la nascita di un’opera.
Forse l’aspetto più sorprendente del testo sono i pensieri di Boulez,
pronto a mostrare un volto ben diverso da quello ostico, enigmatico e
ferocemente cerebrale che gli è stato attribuito. Basta seguirlo lungo I
neuroni magici per scoprire un uomo spregiudicato, spiritoso e
affettivo, la cui gigantesca personalità schiaccia quella di Manoury,
artefice di considerazioni marginali. Il vero interlocutore di Boulez è
lo scienziato Changeux, concentrato sui fattori elementari del cervello -
molecole, sinapsi, neuroni - e sul nesso stabilito con attività mentali
e sensoriali come l’ascolto della musica e la sua creazione. Changeux
spiega, sul piano dei neurotrasmettitori, la facoltà dell’arte di
stimolare il piacere. Denuncia l’intreccio di coscienza e non coscienza
nell’atto inventivo. Accosta musica e linguaggio dal punto di vista
dell’organizzazione dei segnali lanciati. Indaga i passaggi dalla
materia alla forma e dall’intenzione alla realizzazione nel procedimento
creativo, evocando studi recenti sull’imaging cerebrale. Traccia
analogie tra ispirazione scientifica e musicale. Boulez interviene
fornendo elementi ritagliati dalle partiture. S’avventura in giudizi
controcorrente prendendosela col dilettantismo di una certa avanguardia
fotografata in fase agonizzante (le ultime esibizioni di Cage). O
attaccando la sopravvalutazione dell’idea di objet trouvé in ambito
musicale. O descrivendo l’interdipendenza fra le parti e il tutto nella
“perfetta” opera classica. O scavando nel territorio del ricordo,
persuaso che tutti i compositori attingano di continuo alla memoria
riorganizzandone il patrimonio all’infinito.
I NEURONI MAGICI di P. Boulez J. P. Changeux P. Manoury CAROCCI PAGG. 216, EURO 19