Repubblica 19.5.16
L’amaca
di Michele Serra
Il
referendum sulla riforma elettorale è come una valanga che rotola su un
piano inclinato. Si ingrossa giorno dopo giorno e nessuno è più in
grado di fermarla: tanto meno chi l’ha provocata. Matteo Renzi
dev’essersi reso conto (troppo tardi) che è stato un grave errore (forse
fatale) personalizzarlo, trasfor-mandolo in un referendum sul governo e
dunque sulla intera legislatura. Il fronte a lui contrario è vastissimo
e dunque vincente, almeno sulla carta. Ora il presidente del Consiglio
imputa alle opposizioni una drammatizzazione che è stata soprattutto
sua. Il suo maggiore pregio — l’impeto politico — è l’altra faccia di un
grave difetto: presunzione politica. Anche i bambini sanno, a questo
punto, che in ottobre si andrà a votare pro o contro Renzi, nonostante
gli sforzi degli uomini di buona volontà che sui due fronti (non solo
quello del sì) proveranno a ricondurre nei suoi argini lo scontro
politico in atto. È un paese, questo, sul quale la spaccatura furibonda
esercita un’attrazione irresistibile, un poco perché così funziona la
psicologia nazionale, un poco perché ci sono partiti e giornali e
trasmissioni televisive che sull’anatema contro il nemico costruiscono
le loro fortune. Prepariamoci a una corrida, solo nel finale capiremo
chi è il toro, chi il torero.