Repubblica 18.5.16
L’insostenibile pesantezza dell’epica
In “L’eroe e la maga” di Lodoli i volti simbolo di ogni racconto
di Silvana Mazzocchi
“L’eroe
e la maga”, un’idea, un filo del pensiero che ricorre spesso negli
scritti di Marco Lodoli. Una suggestione, un’atmosfera da ricercare,
descrivere, per rappresentare gli opposti sempre presenti:
responsabilità e audacia, mitezza e forza, a volte perfino ferocia,
volontà e perdizione; elementi contrastanti che camminano insieme,
contrapposizione drammatica ma anche lieve, bizzarra.
È un saggio
letterario l’ultimo libro di Marco Lodoli, L’eroe e la maga, in libreria
da domani per Bompiani, una rilettura di miti e personaggi che narra il
destino umano. La solitudine, il senso del dovere e l’irresistibile
potere della fascinazione, il torpore dei sensi e la responsabilità di
altre esistenze che pesa e che deve, a tutti i costi, prevalere.
Ed
ecco Ulisse, simbolo di fusione tra intelligenza e audacia, ricerca del
piacere e responsabilità, che intende con tutto se stesso tornare
dall’amata moglie Penelope e dal figlio Telemaco, una determinazione che
non gli impedisce di rimanere per anni nel letto di Circe o di farsi
ammaliare dalla ninfa Calipso. E Giasone che, per conquistare il Vello
d’oro, ha bisogno della magia di Medea, legame amoroso e di dannazione.
Mentre, sempre per il Vello d’oro, mente, tradisce e uccide: è il
destino dell’eroe che non può cedere né a sentimenti né a indugi e che,
insieme alla maga che non può fare a meno di lui, compie il suo tortuoso
percorso.
Si torna all’eroe con Ludovico Ariosto e con la sua
«grande giostra della vita», con colui che getta l’elmo e si abbandona a
qualcosa che «spazza via la coscienza». O con il filo sporco di sangue
che ne ricama le gesta, narrato da Torquato Tasso. Per concludere ancora
con l’eroe senza tempo che, nonostante la maga lo vezzeggi e blandisca,
apre come gli altri la porta all’ignoto.
E poi c’è l’eterno
faccia a faccia tra maga ed eroe: se al riparo della prima ci sono solo
bellezza e tepore, mentre fuori ci sono violenza e stupidità, il secondo
non può che andare altrove, abbandonare le mollezze che sono solo
illusione e affrontare le battaglie della vita reale. Così, l’eroe
motiva il suo irrinunciabile andare: «Non voglio essere protetto, voglio
attraversare il mondo», dice nel liberarsi della maga, madre, amante e
curatrice, «non ho paura sono abbastanza forte e infelice per sostenere
ogni avversità, e per nutrirmene». E, infine, va. Forse
per ritornare.
IL SAGGIO L’eroe e la maga di Marco Lodoli (Bompiani pagg. 144 euro 13)