mercoledì 18 maggio 2016

Repubblica 18.5.16
L’inchiesta
Investimenti crac e milioni di debiti il cardinale sotto accusa
L’ex vescovo di Savona Calcagno, noto per la sua passione per le armi, indagato per malversazione
di Marco Preve

GENOVA. Se non esistessero fotografie e video che costringono ad associare il nome al viso rotondo e all’incedere lento del curato di campagna, la biografia del cardinal Domenico Calcagno, presidente di Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica), meriterebbe di comparire sicuramente tra quelle delle “vite vissute pericolosamente”.
Quello che è uno degli uomini più potenti della chiesa, tra gli ultimi baluardi di un passato recente che Papa Francesco sta sgretolando, arriva all’appuntamento con un’iscrizione nel registro degli indagati, per l’ipotesi di malversazione da parte della procura di Savona, dopo un serie di episodi non meno sorprendenti nel curriculum di un religioso.
Lo scandalo del suo arsenale personale con tanto di pistole da ispettore Callaghan e fucili d’assalto a pompa (che gli valse l’appellativo di monsignore Rambo), le pesanti considerazioni espresse dai giudici sulle sue responsabilità gerarchiche nella mancata denuncia dei molteplici casi di pedofilia che hanno segnato la diocesi di Savona, il suo allontanamento, deciso da Papa Francesco nel 2014, dalla commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior. Liquidato in coppia con l’ex segretario di Stato del Vaticano Tarcisio Bertone.
Calcagno fu vescovo di Savona tra il 2002 e il 2007. A Genova negli stessi anni fu nominato arcivescovo Bertone che nel 2006 fu promosso alla segreteria vaticana. Tra i due i rapporti rimasero ottimi e un anno dopo Calcagno lo raggiunse a Roma, chiamato da Papa Benedetto XVI alla guida dell’Apsa.
Ma il passato è tornato a fargli visita. Il pm Cristiana Buttiglione indaga sull’Istituto di sostentamento del clero (Isdc), l’ente che ha in gestione i beni della diocesi. L’inchiesta parte quasi in parallelo ad una causa civile. Quella che viene promossa dal nuovo board dell’Isdc insediato nel 2014 dal nuovo vescovo savonese Vittorio Lupi. Cosa ha scoperto il successore di Calcagno? Che negli anni d’oro del mattone l’Istituto presieduto da don Pietro Tartarotti ha dato vita ad una lunga serie di operazioni immobiliari. A parte le considerazioni sul core business dell’Isdc, qualcuna di queste ha mandato in sofferenza le casse dell’istituto. Così ecco la causa civile contro la Carige-Carisa per circa 9 milioni di fideiussioni relative alla trasformazione residenziale del complesso affacciato sul mare delle ex Colonie Bergamasche di Celle Ligure. Un maxi progetto che parte in pompa magna ma che non decollerà mai. E tra i soci cominciano i dissapori. Secondo i legali della Curia «Tartarotti ha agito in assenza dei controlli canonici previsti… in danno del patrimonio dell’Istituto ». La causa per la cancellazione delle fideiussioni è ancora in corso ma si apre il filone penale e la magistratura scorre le vecchie operazioni immobiliari giungendo alla conclusione che le scelte di Tartarotti avallate dal vescovo Calcagno hanno prodotto un danno di diversi milioni di euro all’Isdc. Finiscono indagati anche Gianmichele Baldi, ex vicepresidente dell’Isdc, e suo figlio Gianmarco, in merito all’acquisto di un alloggio di proprietà dell’Istituto.
Gli inquirenti li hanno già interrogati e sono state sentite anche diverse persone in qualità di persone informate sui fatti. La procura si muove anche sulla base del dossier degli ispettori romani dell’Idsc. Sono stati loro, su segnalazione del vescovo Lupi, ad analizzare i conti dell’Istituto scoprendo che una serie di business immobiliari avrebbero generato una pesante situazione debitoria. I bilanci che non tornano sono quelli che vanno dal 2009 al 2013, anno del ricambio.
Operazioni maturate nel periodo d’oro del mattone. In quegli stessi anni a Genova, attorno al cardinale Bertone si raccoglieva un iperattivo gruppo di imprenditori del ramo costruzioni. Tra di loro anche quel Gianantonio Bandera artefice della ristrutturazione dell’ormai celebre appartamento di Bertone.
Per quanto riguarda Calcagno e le vicende savonesi i progetti finiti nel mirino sono, oltre a Punta dell’Olmo (società citata tra i fidi facili nel dossier di Bankitalia che portò all’arresto dell’ex presidente di Carige Giovani Berneschi) la riconversione dell’ex cantiere navale Caviglia in un insediamento di villette, la contestata trasformazione di un asilo, lascito di un benefattore, in palazzina di alloggi con ludoteca, e un maxi park sotto il parco dell’ex seminario realizzato da una società che aveva al suo interno un ex assessore di Forza Italia condannato e una famiglia di costruttori calabresi indagati dall’antimafia.
Monsignor Calcagno non pare preoccupato: «Sono sereno per il lavoro svolto. Confido nell’operato della magistratura. Attendo fiducioso l’evolversi della vicenda».