Corriere 18.5.16
Appartamenti di lusso e parcheggi con i soldi destinati ai parroci
Indagato Calcagno, l’ex vescovo di Savona: «Sono sereno e fiducioso»
di Erika Dellacasa
SAVONA
Un mega parcheggio dove sorgeva il parco di uno storico seminario
savonese, appartamenti residenziali a Albissola nel palazzo che un’anima
pia aveva donato alla Curia con il vincolo di destinarlo all’infanzia
(a piano terra c’è una ludoteca e tanto basta) e soprattutto le Colonie
Bergamasche di Celle Ligure, un’operazione immobiliare da 70 milioni di
euro. Affari per decine di milioni. Queste e altre vicende minori sono
sotto la lente della Procura savonese che ha indagato con l’accusa di
malversazione l’ex vescovo di Savona Domenico Calcagno, oggi presidente
dell’amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, insieme con
gli ex vertici dell’Istituto per il sostentamento del Clero, attraverso
il quale la Curia conduceva i suoi investimenti. Non sempre fortunati.
Tutt’altro.
L’acquisto da parte dell’Istituto, insieme con partner
privati con cui ha costituito la società Punta dell’Olmo, delle Colonie
Bergamasche con l’intenzione di trasformare l’ex struttura per i
bambini lombardi in un complesso di lusso ha portato a un’esposizione
bancaria poi sfociata in una causa civile. Come ha scritto nella nota
del 2015 con cui ha commissariato l’Istituto per il Clero l’attuale
vescovo di Savona monsignor Lupi, questa e le altre operazioni hanno
provocato «grave danno» alle finanze della Curia locale.
Le
malversazioni contestate al monsignore e altre tre persone avrebbero
avuto come conseguenza perdite per milioni di euro. Ora la magistratura
vuole vedere chiaro nel dossier sulle Colonie Bergamasche — su cui però
monsignor Calcagno respinge ogni responsabilità perché la vendita è
avvenuta nel 2009 quando era a Roma — e su tutta l’intensa attività
immobiliare che fa capo alla diocesi savonese a partire dal 2002.
Indagati
insieme con monsignore sono l’ex presidente dell’Istituto, don Pietro
Tartarotti, ora parroco alle Fornaci, il vicepresidente Gianmichele
Baldi e il figlio Gianmarco, due laici. È la posizione di don Tartarotti
a portare al monsignore: fu Calcagno infatti a chiamare don Pietro alla
guida dell’Istituto e — secondo la Procura — ad avallare l’operato del
sacerdote negli investimenti immobiliari.
Amante della buona
tavola, produttore in proprio di un vino etichettato «vino del vescovo
di Savona-Noli per gli amici», ottimo cuoco (celebri i suoi ravioli
fatti a mano), buon cacciatore, collezionista di armi (il che gli è
valso il soprannome di monsignor Rambo), l’ex vescovo di Savona è una
personalità che ha lasciato il segno. Ha sempre detto che a Savona era
arrivato per rimettere i conti in ordine (si era appena scoperto un
pesante ammanco nelle casse della Caritas) e oggi si dice «sereno» e
«fiducioso nell’operato della magistratura».