mercoledì 18 maggio 2016

Repubblica 18.5.16
Le parole del capo dei vescovi lette come un via libera al fronte trasversale cattolico
Ora rispuntano i teocon pronti al referendum e a trasformarsi in partito
di Carmelo Lopapa

ROMA. Era il segnale che attendevano. I teocon della destra italiana - tornata unita almeno sotto il cartello della guerra alle unioni civili e già in trincea per il referendum abrogativo - avevano segnato in rosso la data di ieri. E i segnali filtrati da Oltretevere erano fondati: la relazione del presidente della Conferenza episcopale Angelo Bagnasco in occasione dell’assemblea generale si trasforma nel secondo pesante affondo, dopo quello di una settimana fa del segretario della stessa Cei, Nunzio Galatino.
Un input non da poco per la mobilitazione che Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi, Carlo Giovanardi e poi Maurizio Gasparri e Alessandro Pagano e tanti altri hanno già avviato. E a questo punto si parte subito. «In occasione del primo Family day contro la procreazione assistita la Cei (di Ruini, ndr) si era schierata con noi apertamente - racconta la portavoce di allora, la deputata Roccella ex Ncd ora Idea con Quagliariello -Con Papa Francesco questo non potrà avvenire, ma certo dopo Bagnasco sentiamo un certo sostegno spirituale, questo sì». Il comitato referendario era stato annunciato, una manifestazione è invece già bella e organizzata. Niente piazze per ora. Sponda nel mondo delle associazioni cattoliche è entrata in azione. Massimo Gandolfini, promotore dell’ultimo Family day al Circo Massimo con il suo Comitato “Famiglie per il No al referendum” ha dato appuntamento per sabato 28 maggio all’Auditorium Antonianum di Roma per una prima kermesse di lancio del comitato. Alla quale, inutile dirlo, i parlamentari saranno presenti e schierati in prima fila.
Trapela un diffuso entusiasmo e una rinata intraprendenza, nel sentire i loro propositi nelle ore immediatamente successive all’uscita di Bagnasco. Pronti a trasformare il Comitato parlamentare per il no al ddl sulle unioni civili in qualcosa di molto più permanente e trasversale. Insomma, quel che Salvini e Berlusconi sono riusciti a mandare in frantumi, si sta ricompattando e ampliando (anche a frange dell’Ncd) in pochi giorni grazie alla Cirinnà.
Il Nuovo centrodestra di Alfano è la sigla che su questo scoglio rischia di infrangersi. Soprattutto dopo che ieri il ministro dell’Interno ha dovuto prendere le distanze dal presidente della Cei sul tema caldo dell’utero in affitto. Il senatore Sacconi è autosospeso di fatto dal partito e ha anche votato contro la fiducia al governo. Ed è già con un piede fuori anche il deputato Alessandro Pagano, corteggiato da Fdi, Fitto e Lega. «Mi attendevo un chiarimento da Alfano e quanto successo ora accresce le distanze, io sto con Bagnasco. Colpa della lobby gay che condiziona il Pd e che non ha voluto una lege che tutelasse i diritti dei bambini». La presidente del comitato, Roccella: «Un primo quesito è pronto, il secondo lo stiamo formulando, ma per la raccolta firme aspettiamo che passi l’estate e forse anche il referendum costituzionale per evitare confusioni» dice lei. Al comitato, racconta Quagliariello «hanno aderito in blocco Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, il mio movimento Idea, quello di Fitto Cor e pezzi di Ncd. Pronti a depositare in Cassazione un primo quesito abrogativo del titolo primo della legge». Ma prima, la legge Cirinnà andrà promulgata, poi si parte.