Repubblica 17.5.16
Roma, riammesso Fassina l’ok del Consiglio di Stato ma Sinistra italiana si spacca
di Giovanna Casadio
ROMA.
Quasi «un miracolo, è finito un incubo». Stefano Fassina è sollevato:
«Mi pesava l’enorme responsabilità nei confronti delle persone che ci
avevano dato fiducia». Non si aspettava che dopo le due bocciature del
comitato elettorale e del Tar, la sua corsa per il Campidoglio poteva
ricominciare. Dopo una giornata di passione, sull’orlo della scissione,
con reciproche accuse sugli errori che avevano portato all’esclusione
della lista di Sinistra Italiana per il Campidoglio, il Consiglio di
Stato ha ribaltato tutto.
Fassina è riammesso nella corsa. La
terribile disavventura, come l’aveva definita, è un ricordo: «Ora si può
archiviare ». Oggi confermato l’incontro con i 400 candidati che
pensava di coinvolgere in un’Associazione, e anche questo aveva
sollevato polemiche: «Chiederò di serrare le file e fare uno scatto
insieme». Riammessa Milano dal Consiglio di Stato anche la lista di
Fratelli d’Italia.
Ora a Roma per il dem Roberto Giachetti la
strada si fa ancora più ins salita. Nella Sinistra comunque è tempo di
mini scissioni e di micro separazioni.
A Milano, Sel si è divisa
in tre: una parte con il dem Beppe Sala, l’altra con Basilio Rizzo e
un’altra in ordine sparso. A Bologna, una fetta a sostegno di Virginio
Merola e del Pd, l’altra con Federico Martelloni. Martelloni è un
giuslavorista molto stimato da Sergio Cofferati. C’era anche Cofferati
ieri a Roma alla prima riunione della resa dei conti della Sinistra.
Venuto apposta nella Capitale perché il momento è grave. A Trieste
spaccatura. A Torino quasi tutta la sinistra con Giorgio Airaudo, ma
qualcuno anche con Piero Fassino. E infine a Roma, c’era stata «la
tranvata».
Fassina ieri si era fatto una ventina di chilometri di
jogging. Per calmarsi. Aveva denunciato: alcuni dei dirigenti di Sel
«guardavano altrove» invece di appoggiarlo. Non è un’opinione, è
cronaca: il feeling con Ignazio Marino, il pressing su Massimo Bray per
convincere l’ex ministro della Cultura a candidarsi e contemporaneamente
quello su di lui per indurlo a ritirarsi. Sei mesi a macinare acqua.
Sei mesi a vedersela con Massimiliano Smeriglio, vice di Nicola
Zingaretti alla Regione Lazio, molto propenso a mantenere l’alleanza con
il Pd. Questo è il nodo che resta: il rapporto con i Dem, se è
possibile ritornare al centrosinistra oppure farne a meno perché Renzi
ne ha decretato il requiem definitivo. Però ora le tensioni potrebbero
se non altro essere rinviate.
Un manifesto dei cento di Sel,
capitanati da Ciccio Ferrara, è stato rilanciato per dire che «non si
può andare avanti se ci si rinfaccia le colpe» e che «c’è di mezzo la
nostra credibilità ». Paolo Cento aveva inviato una «mitragliata di sms»
contro la proposta di Fassina dell’associazione chiedendo chiede di
anticipare il congresso della Sinistra: doveva essere a dicembre, ma
rischierebbe di essere un congresso senza partito. Fassina ha schierato
molta società civile, da Michele Dau della Caritas a Dario Vassallo, il
fratello del sindaco di Pollica assassinato. Alfredo D’Attorre, l’altro
transfuga del Pd, era pessimista. «Se la sentenza del Consiglio ci è
favorevole, le tensioni saranno accantonate, ma non spiavate ragionava
Cofferati, poco prima del verdetto - Si deve andare avanti, però finora
si era proceduto a tentoni». Fino a sera tarda, Nicola Fratoianni tocca
ferro sperando nel ribaltone. Telefonata a Nichi Vendola in Canada, alle
prese con il figlio appena avuto con il compagno Eddy. Finalmente si
può trarre un sospiro di sollievo. Oggi sarà il giorno della festa e del
“serriamo le file”. Cento commenta: «Non ci sarà scissione, non c’è lo
spazio».